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Papa Francesco recentemente nella Lettera Apostolica Patris Corde ha paragonato la figura di medici e infermieri a quella silenziosa e senza clamori di San Giuseppe, dicendo che stanno scrivendo la storia.

Come infermiere sono grato e commosso per la preghiera del Santo Padre nel giorno in cui purtroppo salgono i contagi tra gli operatori sanitari e tra gli ospiti delle RSA e delle strutture socio sanitarie ex art.26. Le parole del Santo Padre ci infondono speranza nel proseguire una lotta iniziata a febbraio e che sta sfiancando fisicamente e psicologicamente tutti i professionisti delle strutture pubbliche, delle strutture sanitarie convenzionate, delle strutture socio sanitarie, Rsa e Case di Riposo. Questa situazione sta sconvolgendo le vite lavorative e il sistema sanitario.

In coloro che lavorano nelle strutture socio sanitarie, RSA, CSSA, centri di riabilitazione ex art.26, nelle strutture psichiatriche, che sono solitamente dimenticati, perché non compaiono nei dibattiti in televisione e non sono nell’agenda del Ministro della Sanità, senza dubbio la preghiera e le parole del Santo Padre infondono speranza perché anche loro stanno contribuendo  nel loro piccolo a scrivere un’ importante pagina della storia del nostro paese nella lotta alla pandemia da Covid 19, infatti  anche loro, dal mese di Febbraio, stanno contribuendo a difendere i malati/utenti fragili e anziani dal contagio in queste piccole strutture come le RSA.

Anche loro ogni giorno con grande professionalità e umiltà infondono speranza e si prendono cura dei malati e delle persone fragili.

Il Santo Padre nella preghiera dice “Tutti possono trovare in San Giuseppe l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà”.  Proprio così Santo Padre, anche gli operatori delle strutture socio sanitarie, senza clamori operano nella seconda linea sanitaria e non hanno avuto un posto di risalto sui giornali, nei telegiornali, non hanno ricevuto nessun premio o encomio, ma tuttavia stanno contribuendo a scrivere la storia della salvezza di tantissime persone fragili e anziane.

A nome mio e di tutti i miei colleghi che, apparentemente non siamo in prima linea ma che ci prendiamo cura delle persone anziane ricoverate, Le diciamo GRAZIE Santità per il riconoscimento e per le parole di ringraziamento e di incoraggiamento che ci ha dedicato.

Grazie Santità perché, non amiamo essere chiamati EROI, NOI siamo i professionisti della salute che hanno fatto un giuramento e hanno un codice deontologico e il nostro dovere e il nostro ruolo è quello di assistere e curare e questo noi lo svolgiamo 365 giorni l’anno, nell’ombra, con discrezione e senza rivendicare i nostri meriti né rinfacciare i nostri sacrifici, senza ricevere un euro di Bonus Covid o encomi e con un contratto che non viene rinnovato ormai da 8 anni. Continuiamo nella nostra missione perché noi entriamo in punta di piedi nella vita intima delle persone, ne diventiamo parte, ma sempre con discrezione, con professionalità e con la giusta distanza di chi non abbandona mai il paziente/utente  condividendone le preoccupazioni le ansie e le paure che riguardano la loro salute, soprattutto in una fase così delicata dove anche le visite dei loro cari sono vietate, cerchiamo di  infondere speranza anche attraverso   i nostri trattamenti assistenziali e in ogni gesto di cura che eroghiamo. Questo è il nostro essere professionisti della salute.

Grazie Papa Francesco per La sua preghiera che ci paragona, con il nostro lavoro silenzioso e senza clamori, a San Giuseppe e grazie per aver detto che stiamo scrivendo la storia di questa pandemia.

Daniele Leone Infermiere/coordinatore

 

 

 

 

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