
Invecchiare non significa solo affrontare trasformazioni fisiche e cognitive: anche la personalità evolve e, sorprendentemente, in meglio. Lo rivela uno studio dell’Università di Milano-Bicocca guidato dal professor Daniele Romano, che mette in discussione la tradizionale idea di una personalità “fissa” dopo la giovane età adulta. La ricerca, condotta su 376 pensionati over 65, ha fatto emergere un quadro incoraggiante: gli anziani si percepiscono più estroversi, umili, amichevoli e stabili emotivamente rispetto ai più giovani. Rimane costante, invece, l’apertura mentale. Tutti tratti che hanno un impatto diretto sul benessere: la capacità di socializzare, la disponibilità verso gli altri e una maggiore stabilità emotiva sono infatti associate a una qualità della vita più alta. La novità più interessante riguarda la struttura stessa della personalità. Grazie a una tecnica innovativa, l’Exploratory Graph Analysis, i ricercatori hanno osservato che alcune dimensioni tendono a fondersi: onestà-umiltà e amicalità si intrecciano, dando più peso agli aspetti positivi del carattere e delle relazioni sociali. «La personalità in età avanzata non è statica, ma dinamica», spiega Romano. «Queste trasformazioni ci aiutano a capire come gli anziani si percepiscano e come alcuni tratti possano sostenere il benessere durante l’invecchiamento». Lo studio, che sarà presentato il 22 settembre all’Università di Milano-Bicocca nell’evento “Come la marginalità influenza le differenze individuali”, apre nuove prospettive per la psicologia dell’invecchiamento. E suggerisce che la terza età può essere non solo un tempo di resilienza, ma anche un’occasione per diventare persone più aperte, serene e capaci di relazioni autentiche.









