
L’immagine satellitare descrive in un colpo solo la situazione nel cuore del Mediterraneo: una nuova ondata di calore marina, tra le più forti mai registrate a giugno (fino a +5 °C sulla media), sta colpendo l’80% del bacino. Un segnale preoccupante, spiegano gli scienziati, perché non si tratta più di eventi isolati. Dal 1982 al 2023 la temperatura superficiale del Mediterraneo è salita di circa +1,7 °C. Eventi eccezionali come quello del 2003 oggi sono diventati la norma. Le ondate di calore marine si verificano quando la temperatura dell’acqua resta oltre una soglia estrema per almeno cinque giorni consecutivi. Ma ora la durata si allunga e la frequenza aumenta. Un recente studio ha evidenziato come la coincidenza tra ondate di calore marine e atmosferiche amplifichi l’intensità del riscaldamento: in media +0,7–0,8 °C in più, perché l’aria calda sopra la superficie riduce la capacità del mare di disperdere calore. Il 2024 è stato l’anno più caldo degli ultimi quarant’anni nel Mediterraneo. Il mare rilascia sempre meno calore, soprattutto in autunno e inverno, quando normalmente dovrebbe raffreddarsi. Gli effetti? Tangibili e pesanti. La lista è lunga: moria di massa di organismi sensibili al calore, proliferazione di patogeni, cambiamenti nei cicli del plancton, danni a pesca e acquacoltura. Ernesto Azzurro, ricercatore del CNR, racconta un dato impressionante: “Nel 2024 abbiamo osservato in Adriatico il collasso totale delle popolazioni di mitili selvatici lungo la costa di Ancona. Fenomeni così estremi portano alla formazione di veri e propri deserti sottomarini.” Anche le profondità non sono più al sicuro: il calore si sta propagando verso il basso, alterando gli equilibri marini su vasta scala. E non solo: un mare più caldo a fine estate può diventare una base perfetta per lo sviluppo di eventi estremi come i Medicanes, i cicloni mediterranei. Cosa ci aspetta? È difficile prevedere dettagli, ma la tendenza è chiara: le ondate di calore non sono più anomalie. Sono campanelli d’allarme di un clima che accelera. E la sfida, ora, è gestirne gli effetti su ecosistemi, pesca e comunità costiere, già in prima linea.
(Nella foto la mappa delle anomalie della temperatura superficiale del Mediterraneo registrate il 22 giugno 2025, basata sui dati del Copernicus Marine Service (CMEMS). Le aree in rosso scuro indicano temperature superiori di oltre 5°C alla media stagionale. Il riscaldamento più intenso è stato osservato nel bacino occidentale del Mediterraneo, compresi il Mar delle Baleari e il Mar Tirreno)