
C’è chi, quando pensa al futuro, immagina orizzonti pieni di sole. E poi c’è chi, davanti a ciò che verrà, sente solo ombre. È la differenza tra ottimisti e pessimisti, certo. Ma oggi la scienza ci dice che questa differenza si vede anche dentro al cervello. Un gruppo di neuroscienziati giapponesi ha osservato cosa succede nella mente di chi prova a immaginare eventi futuri. Hanno usato la risonanza magnetica per fotografare il cervello mentre si pensa a qualcosa che potrebbe accadere – bello, brutto o neutro – e hanno trovato qualcosa di sorprendente: gli ottimisti mostrano uno schema di attivazione cerebrale molto simile tra loro. I pessimisti, invece, sono tutti diversi. Nessuno uguale all’altro. In pratica: tutti gli ottimisti si assomigliano, ogni pessimista è pessimista a modo suo. Proprio come scriveva Tolstoj nella famosa frase iniziale di Anna Karenina, riferendosi alle famiglie felici e infelici. E così è nato anche il nome di questo effetto: il principio di Anna Karenina. Il cervello degli ottimisti, quando immagina un futuro positivo, sembra parlare un linguaggio comune. Come se ci fosse un modo condiviso di guardare con speranza alle cose che verranno. I pessimisti, invece, sembrano avere ciascuno il proprio vocabolario della paura, del dubbio o della rinuncia. Uno diverso dall’altro. Questo ci dice qualcosa di profondo non solo sul pensiero, ma anche sulle relazioni. Gli ottimisti tendono ad avere reti sociali più ampie, più amici, più fiducia negli altri. Forse perché, dicono i ricercatori, avere una visione simile del futuro ci fa sentire più connessi, più vicini, come se abitassimo lo stesso mondo mentale. Naturalmente, non è tutto bianco o nero. Il pessimismo può anche essere utile: ci sono persone che, prevedendo difficoltà, si organizzano meglio, si preparano di più. E ne traggono vantaggio. L’ottimismo, se portato all’estremo, può farci sottovalutare i rischi. Ma il punto è un altro. Forse, in fondo, ciò che conta davvero non è se vediamo il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. È se abbiamo qualcuno con cui brindare, qualcuno che guarda il futuro insieme a noi nello stesso modo, o anche in modo diverso, ma con lo stesso desiderio di capirsi.









