
C’è una scena che, se non fosse stata ripresa dall’alto da un drone, sarebbe potuta rimanere nascosta per sempre sotto la superficie grigia dell’Oceano Pacifico. Un momento intimo, tenero e sorprendente: due orche, lunghe sei metri, che si sfiorano, si strofinano e si massaggiano usando un’alga come se fosse un delicato panno esfoliante. Queste immagini — raccolte da un gruppo di scienziati coordinati dal Center for Whale Research di Friday Harbor — raccontano di un rituale segreto, un gesto antico che mostra come le orche residenti del Mare di Salish, al largo del Pacifico nord-occidentale, siano capaci di prendersi cura l’una dell’altra in modi che fino a poco fa non avremmo nemmeno immaginato. Tutto ruota intorno alla Nereocystis luetkeana, una gigantesca alga marina che cresce rigogliosa nelle fredde foreste sommerse della costa. Il suo gambo — robusto ma flessibile, simile a un rullo di gommapiuma — diventa per queste orche uno strumento di benessere. Le riprese mostrano orche di tutte le età — dai cuccioli alle matriarche — che strappano con cura lunghi steli di kelp, li sistemano sul muso o tra le pinne, e poi iniziano un vero e proprio massaggio di coppia. Due corpi sinuosi che si intrecciano, premendo l’alga tra pelle e pinna, strofinandosi con lente capriole per minuti e minuti. Un rituale che può durare fino a dodici minuti, in cui sembra di intravedere un mondo di contatti, affetto e cura. All’inizio, i ricercatori avevano pensato che fosse solo un passatempo: del resto, il “kelping” — cioè, il gioco con le alghe — è ben noto tra balene e orche di tutto il mondo. Spesso le giovani orche amano drappeggiare fronde di alghe sulle pinne, come fossero scialli, o usarle per giocare a nascondino tra le onde. Ma questa volta è diverso. Lo dice la costanza del comportamento, il fatto che vi partecipino individui di tutte le età e, soprattutto, che le orche con la pelle più ruvida e squamosa siano le più assidue. Quello che accade non è solo un gioco: è un gesto di igiene, forse una carezza terapeutica. Gli scienziati sospettano che questo massaggio aiuti le orche a rimuovere strati di pelle morta, a lenire fastidi legati alla muta — un processo che per i cetacei è essenziale e talvolta li spinge a migrare verso acque più calde. Proprio come molti cetacei strofinano i fianchi su rocce o coralli per “cambiare pelle”, le orche residenti potrebbero aver trovato un alleato ancora più raffinato nelle fibre morbide del kelp. C’è di più. La funzione più preziosa di questo rituale potrebbe non essere solo fisica, ma emotiva. “Nella maggior parte degli animali sociali, dal grooming tra scimmie al lisciarsi del pelo tra gatti, pulirsi a vicenda è anche un modo per rinsaldare i legami”, spiega Michael Weiss, autore dello studio. E infatti, le riprese raccontano storie di famiglia: come quella di Shachi, un’orca di 45 anni che accarezza con l’alga il nipotino Nova di appena nove anni. O di Tsuchi, madre premurosa, che offre un massaggio di kelp alla figlia di cinque anni, Tofino. Questo comportamento straordinario colloca le orche in un club molto esclusivo: quello degli animali che usano strumenti. Un comportamento raro nel regno marino, dove la forma del corpo e la vita sospesa nell’acqua rendono difficile afferrare o manipolare oggetti. Eccezioni ce ne sono — le lontre che spaccano i ricci di mare con le pietre, i polpi che brandiscono conchiglie o sabbia per difendersi — ma il gesto delle orche, così intenzionale e condiviso, è qualcosa di nuovo. Questa scoperta è stata possibile grazie a un drone con zoom ad altissima risoluzione, capace di sorvolare le orche da trenta metri di altezza senza disturbarle. Un occhio discreto che ha permesso di vedere ciò che da una barca sarebbe invisibile: tra schizzi d’acqua, pinne e schiene lucide, nessuno avrebbe mai scorto uno stelo di kelp, simile a uno spaghetto galleggiante, premuto tra due corpi in movimento. Ogni nuovo dettaglio che scopriamo sulle orche ci ricorda quanto ancora non sappiamo delle creature che condividono con noi questo pianeta. Quanto le loro vite siano intrecciate di intelligenza, emozione, socialità. E quanto dovremmo proteggerle. In fondo, mentre Shachi massaggia Nova con un’alga, ci parla di un segreto antico: la natura non è mai solo sopravvivenza. È contatto, cura, relazione. Anche tra le onde.