
Per due giorni, Roma è diventata la capitale italiana della salute mentale. Il 9 e 10 ottobre 2025, nella Sala Basaglia del complesso di Santa Maria della Pietà, si è svolto il Congresso nazionale del Collegio dei Dipartimenti di Salute Mentale (CNDSM), in occasione della Giornata mondiale della Salute mentale. Un evento partecipato – in presenza e online – che ha unito oltre 80 “Piazze della Salute Mentale” in tutta Italia: scuole, servizi territoriali, carceri, ospedali e luoghi istituzionali. Un mosaico di esperienze e testimonianze per raccontare la quotidianità di chi vive e lavora nel mondo della salute mentale, con l’obiettivo di costruire ponti tra scienza, società e cultura, promuovendo partecipazione e inclusione. Promosso dal Collegio nazionale dei DSM, in collaborazione con Motore Sanità, il congresso ha riunito medici, operatori, esperti e rappresentanti istituzionali per affrontare i nodi più urgenti del settore: disagio giovanile, carenza di personale, accessibilità ai servizi, stigma e giustizia penale sanitaria.
Una “riforma” in dieci punti per il futuro della salute mentale
Cuore dell’incontro è stata la presentazione della proposta di riforma in dieci punti del Collegio nazionale per il triennio 2024-2027: un documento che mira a ridefinire l’organizzazione dei Dipartimenti di Salute Mentale, puntando su modelli di cura integrati, multidisciplinari e centrati sulla persona. Le “dieci tesi” sono state simbolicamente affisse su una riproduzione del portale del Duomo di Wittenberg, evocando il gesto di Martin Lutero e il desiderio di un rinnovamento profondo del sistema italiano di salute mentale. “La sfida – spiega Giuseppe Ducci, vicepresidente del CNDSM e direttore del DSM della ASL Roma 1 – è ripensare i modelli organizzativi e offrire risposte nuove ai bisogni emergenti. Servono prevenzione, ascolto e una rete di servizi capace di garantire continuità e prossimità. Durante i lavori, sono state illustrate anche buone pratiche territoriali e nuovi modelli di gestione dei servizi, per rendere la salute mentale più accessibile e vicina alle persone.
L’altra faccia della crisi: 6 milioni di lavoratori italiani convivono con disturbi mentali
Alla vigilia della stessa ricorrenza, un altro importante evento ha riportato il tema al centro del dibattito pubblico. Nella Sala Alessandrina di Roma si è tenuto il convegno “One Mental Health”, organizzato da Motore Sanità con il contributo di Angelini Pharma. I numeri diffusi dagli esperti parlano chiaro: oltre 6 milioni di lavoratori italiani convivono con disturbi come ansia e depressione, con un costo stimato per il Paese di 63 miliardi di euro l’anno tra assenteismo, calo di produttività e disoccupazione di lunga durata. Nel complesso, 17 milioni di italiani sperimentano un disturbo mentale nel corso della vita, ma solo la metà riceve cure adeguate. Le malattie mentali, prima causa di disabilità nel Paese, incidono sul PIL per oltre il 4%. Eppure, solo il 16% delle imprese italiane ha adottato programmi di sostegno psicologico per i dipendenti, nonostante l’OMS calcoli che ogni euro investito in salute mentale sul lavoro generi un ritorno di quattro euro in produttività.
L’appello degli esperti: più lavoro, più risorse, meno stigma
Nel corso del convegno, Alberto Siracusano (Università Tor Vergata e coordinatore del Tavolo tecnico del Ministero della Salute) e Giuseppe Nicolò (direttore DSM-DP Asl Roma 5) hanno illustrato un piano d’azione in tre punti per affrontare l’emergenza salute mentale:
- Promuovere il benessere nei luoghi di lavoro, riducendo i rischi psicosociali e sostenendo il reinserimento di chi affronta un disagio. Il lavoro può essere un potente fattore di protezione, offrendo stabilità e relazioni.
- Aumentare le risorse e il personale, portando i fondi destinati alla salute mentale dal 3,4% al 5% del Fondo sanitario nazionale. Le stime Agenas indicano la necessità di un incremento del 47% del personale nei Dipartimenti.
- Lotta allo stigma, attraverso una campagna nazionale di sensibilizzazione. Oggi circa 200.000 pazienti sospendono le terapie per paura del giudizio sociale.
“Il 50% dei pazienti depressi rifiuta i programmi terapeutici per timore dello stigma,” ricordano gli esperti. “Cambiare questa cultura è la prima vera forma di cura.”
Una nuova cultura del benessere
Il Ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenendo all’apertura dei lavori, ha ribadito l’impegno del Governo: “La salute mentale è una priorità. Prendersi cura della mente deve diventare naturale quanto prendersi cura del corpo.” Investire in salute mentale, sottolineano gli esperti, non è solo una scelta etica, ma anche una strategia economica e sociale: significa valorizzare il capitale umano, ridurre i costi sanitari e costruire una società più equa, inclusiva e produttiva. Una visione che unisce le due anime di questi giorni romani – quella del Congresso del CNDSM e del convegno One Mental Health – in un messaggio comune: la salute mentale è il cuore del benessere collettivo.









