
Una scoperta sorprendente arriva da Lampedusa: un piccolo pipistrello, il Miniopterus maghrebensis, fino a oggi considerato esclusivo del Nord Africa, è stato identificato per la prima volta in Europa. A rilevarlo è stato un team congiunto di scienziati del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e del Centro Nazionale per la Biodiversità (NBFC), grazie a una ricerca condotta nel 2024 sull’isola siciliana, porta naturale tra Europa e Africa. Lo studio, pubblicato sulla rivista Mammalian Biology, non si è limitato all’osservazione diretta degli animali, ma ha utilizzato una combinazione di tecniche avanzate e non invasive: monitoraggio acustico automatico, ispezione di cavità naturali e artificiali, analisi genetica di campioni di guano raccolti nei rifugi abitualmente frequentati dai pipistrelli. È proprio da questi escrementi, prelevati nei pressi del vecchio cimitero dell’isola, che è emersa la prova genetica della presenza del miniottero del Maghreb. Questo pipistrello ha un aspetto discreto: pelliccia scura e densa, fronte bombata e muso affusolato. Ma il suo significato scientifico è tutt’altro che marginale. La scoperta solleva interrogativi affascinanti: si tratta di una popolazione stabile sull’isola o di una presenza stagionale, magari legata alla ricerca di cibo e acqua? Gli scienziati ipotizzano una forma di pendolarismo ecologico, favorita dalla capacità di volo rapido del miniottero, che gli consente spostamenti agili tra Africa e piccole isole del Mediterraneo. “Non è detto che questi animali vivano tutto l’anno sull’isola. È possibile che frequentino Lampedusa solo in certi periodi, quando le condizioni ambientali sono favorevoli”, spiega Fabrizio Gili, ricercatore del CNR-Irsa. Quella del miniottero non è l’unica scoperta importante emersa dall’indagine. Lo studio ha confermato la presenza di almeno altre sette specie di pipistrelli, alcune delle quali estremamente rare o endemiche. Tra queste, l’orecchione di Gaisler, finora noto in Europa solo a Malta e Pantelleria, e il ferro di cavallo di Mehely, una specie localizzata nel Mediterraneo e oggi a rischio. Le analisi genetiche hanno rivelato che queste specie possiedono varianti genetiche uniche, non riscontrabili altrove, segno di un isolamento evolutivo durato secoli. Un’eredità preziosa che rende le popolazioni di pipistrelli delle isole minori dei veri serbatoi di biodiversità, delicati ma fondamentali. “Queste isole sono dei laboratori naturali – continua Gili – ma anche ambienti estremamente fragili, minacciati da cambiamenti climatici, scarsità d’acqua, turismo e urbanizzazione. Alcuni elementi della biodiversità rischiano di scomparire prima ancora di essere scoperti e studiati”. Oltre al valore scientifico, l’individuazione del miniottero del Maghreb in Europa ha anche conseguenze pratiche per la conservazione. Il suo riconoscimento ufficiale nel continente comporterebbe l’estensione automatica delle protezioni previste dal Bat Agreement, un accordo internazionale per la tutela dei pipistrelli. Questo porterebbe a 56 il numero totale di specie protette in Europa, aumentando l’attenzione verso habitat cruciali ma spesso ignorati. Lampedusa, come le altre isole minori del Mediterraneo, si conferma così un punto nevralgico per lo studio e la protezione della biodiversità. Non solo per i pipistrelli, ma per la miriade di specie animali e vegetali che qui trovano rifugio. Queste scoperte ci ricordano che la biodiversità è fatta anche di dettagli nascosti, che solo la ricerca scientifica paziente può far emergere. E ci invitano a non sottovalutare il valore delle isole come custodi di un patrimonio naturale ancora in gran parte da scoprire – e da difendere.