
Il pronto soccorso cambia volto. L’Abruzzo ha approvato una nuova organizzazione per rendere l’accoglienza e la gestione delle emergenze più efficienti e più umane. Perché curare bene non significa solo avere medici competenti, ma anche offrire dignità, rispetto e tempi certi a chi si trova in difficoltà. Tre sono i pilastri su cui si basa il nuovo modello: una nuova classificazione dei codici di accesso, aree dedicate per i pazienti in attesa di ricovero o dimissione, e misure per gestire meglio il sovraffollamento, uno dei problemi più gravi che affliggono gli ospedali. La novità più evidente sarà nel triage, la fase in cui viene stabilita la priorità dei pazienti. I codici diventano cinque:
🔴 rosso per le emergenze assolute,
🟠 arancione per le urgenze importanti,
🔵 azzurro per quelle differibili,
🟢 verde per i casi lievi,
⚪ bianco per chi non ha bisogno urgente di cure.
Con questa nuova scala, sarà più chiaro chi deve essere curato prima e perché. Il tempo massimo di permanenza in pronto soccorso non potrà superare le 8 ore. Se serve un ricovero ma non c’è ancora un posto disponibile, il paziente resterà in una “admission room”, un’area di attesa dove sarà comunque seguito dai medici del reparto di destinazione. Niente più pazienti parcheggiati nei corridoi. Novità anche per chi è in attesa di essere dimesso: saranno create delle “discharge room”, spazi dedicati per liberare subito i letti nei reparti, spesso occupati da chi aspetta solo un documento o un passaggio verso casa. E ancora, si alleggerisce la pressione sulle OBI, i reparti di osservazione breve intensiva, dove il paziente potrà restare al massimo per 44 ore. Il nuovo sistema, promette la Regione, non toccherà i percorsi dedicati alle donne vittime di violenza, ai bambini, ai malati cronici o oncologici, che continueranno a seguire percorsi protetti e prioritari. L’assessore alla Salute, Nicoletta Verì, ha parlato chiaro: «Sappiamo che il pronto soccorso è in crisi ovunque in Italia. Ma il nostro dovere è intervenire. Questa riforma è il primo passo per migliorare l’assistenza ai cittadini e tutelare anche i nostri operatori sanitari, spesso stremati». Si lavora anche dietro le quinte: sarà potenziato il monitoraggio dei dati e dei flussi, per capire in tempo reale cosa funziona e cosa no, e correggere subito eventuali criticità. La strada è ancora lunga, ma qualcosa finalmente si muove. E il diritto a una cura giusta e tempestiva potrebbe tornare ad essere un po’ più vicino.









