
Ha sparato e ucciso la moglie a Lettomanoppello, rischiando di colpire anche il nipote. L’uxoricida, finito dietro le sbarre dopo l’immane tragedia, ha un legame anche con la città di Sulmona dove, negli anni novanta, era finito nel mirino della polizia come buttafuori del night. Una carta conosciuta per gli inquirenti, soprattutto in termine di pericolosità tanto che la Procura della Repubblica di Pescara parla di tragedia annunciata e ha affidato le ulteriori indagini alla compagnia dei carabinieri di Popoli Terme. La contestazione provvisoria per omicidio aggravato ricostruisce quanto accaduto per le strade del piccolo comune a due passi dal capoluogo adriatico. “Dopo aver minacciato la moglie con frasi del tipo ‘vi uccido tutti’”, l’uomo, con precedenti penali, ha sparato “con una pistola semiautomatica un colpo verso di lei” e “ne cagionava la morte”. Mentre si attende l’esito dell’autopsia sul corpo della donna, la 66enne Cleria Mancini, sembra che il colpo letale sia stato uno. Mancini, subito dopo i fatti si è dato alla fuga e, in carrozzina elettrica, ha raggiunto un bar di Turrivalignani, paese a pochi chilometri di distanza, barricandosi all’interno del locale. All’esterno dell’attività è stato poi bloccato e arrestato dai carabinieri.Mancini è accusato anche del tentato omicidio del nipote di 12 anni. Nella contestazione provvisoria, formulata dal pm Giuliana Rana, viene sottolineato che l’uomo non è riuscito “nel suo intento perché il proiettile attingeva il lunotto posteriore di una macchina parcheggiata”. Il reato di tentato omicidio è aggravato in quanto commesso nei confronti di un familiare. L’uomo, oltre all’omicidio della ex moglie, è accusato anche dei reati di minaccia e resistenza a pubblico ufficiale. Intanto emergono le inquietanti pubblicazioni di Mancini sui suoi profili social, dove si faceva chiamare “Antonio Ayatollah”. In un caso, nei mesi scorsi, scriveva “La valigia per il fine pena mai è pronta”, condividendo l’immagine di un borsone. In un altro caso aveva condiviso una sua immagine con dei coltelli in mano, scrivendo “da oggi non ho niente da temere e da perdere”. Non mancavano, sui suoi profili, commenti positivi su Totò Riina. E ancora: “Sfogherò tutta la rabbia che ho accumulato in questi ultimi sei anni”. E’ passata solo una notte dal brutale omicidio di Lettomanoppello eppure tutti i tasselli sembrano ricomporre una tragedia annunciata. Il figlio della coppia si dispera all’idea di aver chiesto per anni che al padre venissero levate le armi che aveva in casa. Antonio Mancini ha freddato la ex moglie Cleria senza fermarsi nemmeno davanti allo sguardo del nipotino di 12 anniLa tragedia si è consumata nei pressi di una farmacia, in strada sotto gli occhi scioccati dei passanti. Cleria Mancini aveva 66 anni faceva la sarta ed è morta sul colpo. Inutili i disperati tentativi di rianimarla da parte del personale a bordo di una ambulanza arrivata in pochi minuti. I due erano separati da tempo eppure il loro era un quotidiano fatto ancora di malessere, rabbia covata da parte dell’assassino, screzi, minacce di vendette. Sotto lo pseudonimo di «Antonio Ayatollah», su Facebook, da mesi Mancini pubblicava foto, post, commenti che ritraevano un personaggio autoritario, violento, sprezzante, vendicativo. Con la donna in strada nel momento dell’agguato anche il nipotino di 12 anni: nemmeno davanti al piccolo si è fermata la furia omicida di Mancini, che avrebbe anche sfiorato il ragazzino con un terzo proiettile.L’assassino ha usato una pistola che risulterebbe rubata ad un agente della polizia penitenziaria nel 2011. Subito dopo aver esploso i colpi mortali verso la povera donna è fuggito in auto rifugiandosi in un ristorante nel paesino di Turrivalignani da dove ha continuato a sparare diversi colpi alcuni finiti contro un’auto parcheggiata. Subito dopo si sarebbe seduto a terra, consentendo ai carabinieri di intervenire approfittando di un attimo di distrazione.








