
“Non ci sono previsioni di condanna a carico degli indagati”. Con questa formula il sostituto procuratore della repubblica di Sulmona, Edoardo Mariotti, ha chiesto al giudice per le indagini preliminari di archiviare il caso della maxi eredità contesa a Pratola Peligna. Per la procura non sono emersi elementi evidenti per provare la circonvenzione d’incapace ipotizzata nella denuncia. Sotto inchiesta, dopo la morte di Anita Vallera, l’anziana contesa dai parenti e della vicina di casa, erano finiti G.I., O.P., A.P., E.S. e G.S.. Al termine delle indagini preliminari, dopo aver acquisito le perizie, la procura aveva tirato dentro anche S.M., la vicina di casa che aveva denunciato i nipoti della donna per circonvenzione d’incapace. I fatti sono avvenuti nella cittadina peligna, dal novembre 2021 all’ottobre 2022. L’inchiesta era scaturita dalla denuncia della vicina di casa della 90enne, che era stata nominata erede universale davanti al notaio, finita poi anche lei sotto inchiesta per l’estratto conto effettuato con il bancomat dell’anziana. L’accusa per i cinque era quella di aver circuito l’anziana parente per intascare la somma di 450 mila euro. Secondo l’imputazione i cinque nipoti avevano indotto “l’anziana ad interrompere i contatti con le persone fino a quel momento a lei vicine” fino al trasferimento della somma di denaro, con la causale “regalo ai nipoti”, al conto corrente cointestato a tre dei cinque indagati i quali poi, si evince dell’accusa, “hanno trasferito le somme di denaro sui propri conti personali”. La procura aveva contestato inoltre ad A.S. di “aver abusato della patologia di Annita Vallera, affetta da declino cognitivo, per indurre la stessa a recarsi allo studio di un notaio per farsi ottenere un testamento a suo favore”. Di parere contrario le difese, rappresentate dagli avvocati Mario Tedeschi, Luca Tirabassi, Vincenzo Margiotta e Luigi Di Loreto, che hanno presentato le memorie, facendo notare che l’anziana aveva effettuato solo dei bonifici ai nipoti e non c’era stata alcuna costrizione o circonvenzione. Nel corso delle indagini la procura aveva effettuato un sequestro preventivo della somma di 450 mila euro, poi annullato dal Tribunale del Riesame dell’Aquila e aveva acquisito quattro testamenti. Sono state inoltre disposte due perizie per valutare la capacità d’intendere e volere dell’anziana al momento dei fatti. La procura, dopo aver esaminato le memorie difensive, ha ritirato le accuse per tutti gli indagati, ritenendo che l’ipotesi di reato di circonvenzione d’incapace non è stata accertata o comunque “non è palese dall’analisi della documentazione”. Ragion per cui è stata presentata richiesta di archiviazione al gip, chiamato a decidere se scrivere la parola fine sulla vicenda o disporre ulteriori accertamenti. La battaglia sulla maxi eredità si gioca invece in sede civile.