
Quattro mesi di arresto e 1200 euro di ammenda è la pena patteggiata da don Daniel, l’ex parroco di Pescostanzo e Rivisondoli, finito ieri davanti al giudice del Tribunale di Sulmona, Irene Giamminonni, per aver effettuato “opere illecite”, violando il codice dei beni culturali e del paesaggio. I fatti, avvenuti nella parrocchia di Pescocostanzo, risalgono all’11 gennaio 2023. Secondo l’accusa della procura il sacerdote, assieme ad un imprenditore che sarà processato in altra sede, aveva “modificato la colonna lapidea, classificata bene culturale e collocata nella cappella della basilica di Santa Maria del Colle, senza la prevista autorizzazione della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio”. Nello specifico, stando sempre all’imputazione, il don aveva preso la colonna che era appoggiata a terra per farla levigare alla base e per incollarla su un capitello in modo tale da realizzare il cosiddetto ambone, ovvero il luogo liturgico dove si tengono le omelie. Peccato che, tutti gli interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria, devono passare per il vaglio della Soprintendenza, trattandosi di un bene comunque vincolato. Per questo il sacerdote, difeso dall’avvocato, Gerardo Marrocco, era finito sotto processo e ieri ha patteggiato la pena che resterà sospesa. Sul conto del prelato pende un altro procedimento, che a marzo dello scorso anno era balzato alle cronache. Il sacerdote infatti, lungo la strada statale 17 tra Sulmona e Pratola Peligna, si era schiantato con la sua vettura contro il guardrail. Gli esami svolti nell’ospedale di Sulmona dopo l’incidente avevano evidenziato l’assunzione di cocaina con un valore pari a mille. Per questo gli agenti del commissariato di Sulmona gli avevano ritirato la patente di guida e denunciato alla procura della repubblica per guida in stato di alterazione. Una vicenda che aveva fatto rumore tanto che il vescovo diocesano, mons. Michele Fusco, aveva sospeso il sacerdote che lo scorso anno era parroco a Rivisondoli. Per la guida sotto effetto di stupefacenti non sono state ancora chiuse le indagini preliminari. Dal canto suo il prete si era difeso, spiegando di averla ingerita per errore e di essere rimasto sempre lucido al volante.