
SULMONA. Un anno e tre mesi di reclusione è la pena inflitta dal giudice del Tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio a G.D.M. e L.D.G., imputati di concorso in reati di natura fraudolenta relativi a istanze di ammissione al passivo fallimentare basate su documentazione falsa. Secondo quanto emerso, i due imputati avrebbero agito in concorso per presentare richieste di ammissione al passivo nei fallimenti di diverse società, tra cui quella che faceva capo alle terme di Raiano. Una delle società, amministrata da G.D.M, avrebbe richiesto l’ammissione per importi fraudolentemente sovrastimati o del tutto inesistenti, avvalendosi della consulenza tecnica di L.D.G. Le indagini hanno evidenziato che le richieste ammontavano a oltre 1,6 milioni di euro, mentre l’importo effettivamente riconosciuto dai giudici delegati è stato di gran lunga inferiore: 120.600 euro presso il Tribunale di Salerno e 49.000 euro presso il Tribunale di Sulmona. Le accuse si basano su una serie di discrepanze documentali e contabili che dimostrano l’infondatezza di gran parte delle richieste presentate. Tra le principali irregolarità c’è la fornitura di terreno, richiesta per 25.445,20 euro, ma in realtà fornita da un’altra ditta. Così come la fornitura di marmi, richiesta per 5.796,74 euro, ma effettivamente fornita da un’altra azienda e lavori di intonacatura, richiesti per 91.040,39 euro, ma eseguiti da un’altra impresa. Si aggiunge la pavimentazione termale per 234.992,16 euro, mentre il materiale è stato acquistato a un costo inferiore e altri materiali da costruzione. Le accuse mosse dalla Procura ai due imputati configurano il reato di una frode sistematica perpetrata in più fasi e attraverso una complessa rete documentale.