E’ successo quello che il copione prevedeva: mandare a casa il sindaco per poter chiamare alle urne la Città la prossima primavera. E’ convinto, il manovratore, che questa volta la stessa Sulmona che tre anni fa lo ha spinto a ritirare la sua candidatura a sindaco, lo sosterrà senza se e senza ma, forte anche del sostegno delle sue 9 pedine, tre delle quali elette in maggioranza e poi transfughe in opposizione. Probabilmente, però, ai 9 firmatari e al loro regista, sfugge un dettaglio che fa la differenza: i sulmonesi sanno bene che quanto è successo in Comune in queste ultime ore, resterà un capitolo imbarazzante della storia di questa Città ma soprattutto della storia di chi ha finto di lavorare nell’interesse delle sulmonesi e dei sulmonesi mentre tramava e complottava per ottenere quella visibilità che pretendeva e bramava più di ogni cosa. Sicuramente più degli interessi di una Città che, grazie all’amministrazione Di Piero, aveva iniziato a fare quadrato attorno alle lavoratrici e ai lavoratori della Magneti Marelli; che dopo anni di attesa si è vista restituire la sede storica del liceo classico Ovidio, che stava lavorando per realizzare la nuova caserma dei Vigili del Fuoco (che adesso rischia di essere trasferita altrove); che programmava una nuova gestione del Cogesa (già avviata affrontando i problemi ambientali a cominciare dall’eliminazione dei miasmi che opprimevano l’area della frazione Marane); che stava per vedere realizzata l’esternalizzazione del trasporto pubblico (che avrebbe dato un servizio più efficiente creando un notevole risparmio per le casse comunali) Di questo e di tanto altro si è occupata e si stava occupando l’amministrazione Di Piero e su tutto questo ci saremmo aspettati un confronto.
Non certo su un ordine del giorno, inammissibile e che per regolamento non avrebbe potuto consentire la discussione consiliare tanto invocata dai coniugi Caterina Di Rienzo e Maurizio Proietti, da Franco Di Rocco, Antonietta La Porta, Vittorio Masci, Teresa Nannarone, Gianluca Petrella, Luigi Santilli e Salvatore Zavarella che mentono sapendo di mentire. Se davvero avesse voluto confrontarsi con il sindaco e la maggioranza che lo ha sostenuto, l’opposizione avrebbe potuto presentare, come gli è stato ricordato dal primo cittadino, la mozione di sfiducia prevista dal regolamento del consiglio comunale. Invece, ancora una volta, i 9 consiglieri si sono contraddistinti per il loro atteggiamento mistificatorio e nel documento presentato hanno ordito un ricatto intollerabile cioè quello di chiedere al sindaco di rassegnare le dimissione perché, in caso contrario, la parola fine alla consiliatura l’avrebbero posta loro con le loro firme.
Cosa che hanno fatto senza minimamente curarsi delle sorti della Città. D’altra parte, tra chi ha firmato per la sfiducia al sindaco, c’è stato anche chi ha tradito il patto che ha siglato con gli elettori, con il sindaco e con le forze di maggioranza, durante la campagna elettorale. Con il loro solito fare melodrammatico, i coniugi e l’avvocato Nannarone, hanno dimostrato totale assenza di rispetto per chi ha permesso loro si sedersi sugli scranni del consiglio comunale talmente presi, com’erano, dal loro ego e dalla smodata pretesa di ricoprire la carica di presidente del consiglio. Gli elettori però ormai sanno che chi ha tradito così tante volte dà la certezza che alla prima, prossima, occasione utile, continuerà a farlo. Ma la Città, tradita, non si lascerà ingannare e noi, dal canto nostro, siamo pronti a rilanciare la nostra visione della politica lontani e distanti da chi ha causato tutto questo.
Le liste: Sbic
Movimento Cinque Stelle
Partito Democratico Intesa per Sulmona
Sulmona Libera e Forte