
SULMONA. “Tenuto conto che non sono emersi elementi di colpevolezza a carico degli indagati né ci sono ragionevoli previsioni di condanna, si chiede al giudice per le indagini preliminari di archiviare il procedimento penale”. Con queste motivazioni il procuratore della repubblica, Luciano D’Angelo e i sostituti, Stefano Iafolla ed Edoardo Mariotti, hanno chiesto l’archiviazione per undici poliziotti della Stradale di Pratola Peligna, accusati di minaccia aggravate, per le buste con proiettile all’interno indirizzate all’ex comandante Luciano Bernardi, e all’ispettore Attilio Di Loreto, entrambi protagonisti dell’inchiesta sui furbetti del sonnellino che ha portato ad indagare diciannove loro colleghi, per otto dei quali è stata chiesta l’archiviazione per tenuità del fatto e per gli altri undici il processo, ripreso oggi con l’udienza preliminare nel corso della quale è stato concesso un rinvio tecnico per conferire l’incarico ad un perito per esaminare le intercettazioni. Il caso delle minacce era scoppiato un anno fa quando i due inquirenti avevano presentato una denuncia in procura. Una busta bianca, con all’interno un proiettile e la scritta “questo basta” con un normografo. I sospetti degli inquirenti per i messaggi minatori, erano ricaduti proprio sui poliziotti coinvolti nell’inchiesta, che avevano ricevuto una perquisizione domiciliare, delle auto e degli uffici, disposta dalla procura per trovare eventuali collegamenti tra le lettere di piombo e l’inchiesta madre. Sospetto che era nato, principalmente, dal calibro dei proiettili imbustati, dei 9×19 da guerra, che sono in dotazione proprio alla polizia. Nel corso delle indagini non sono emersi elementi per ricollegare le minacce agli agenti della Stradale. Le perquisizioni avevano dato esito negativo e le buste erano state consegnate dai portalettere ma senza affrancatura. La procura ha chiesto quindi di scagionare gli undici fermo restando l’opposizione da parte dei due inquirenti.