
Le recenti rivelazioni dell’inchiesta giornalistica di Report hanno acceso i riflettori su una questione che non può più essere ignorata: le campagne mediatiche promosse dall’onorevole Michela Vittoria Brambilla non solo danneggiano economicamente interi settori produttivi, ma rischiano di
compromettere il fragile equilibrio ambientale e sociale delle aree montane italiane, mettendo in pericolo la stessa esistenza di alcune specie animali”. Lo afferma Nunzio Marcelli, presidente del Consorzio di tutela dell’agnello Centro Italia. “Da anni, la deputata conduce una battaglia contro il consumo di carne di agnello e capretto, con una propaganda martellante che ha contribuito a un drastico calo della domanda di questi prodotti – spiega Marcelli – mettendo in ginocchio centinaia di aziende agricole. Queste campagne, spesso veicolate con slogan semplicistici e privi di un reale approfondimento sulle conseguenze economiche e ambientali, hanno avuto un impatto devastante sulla pastorizia italiana, costringendo molte piccole realtà alla chiusura e spingendo intere famiglie ad abbandonare le aree interne del Paese”. “La pastorizia non è solo una tradizione secolare: è una risorsa strategica per la tutela del territorio e
per garantire la continuità delle specie ovine e caprine. Questi animali esistono in virtù di un sistema agricolo che ne promuove la riproduzione e ne assicura la sopravvivenza – continua Marcelli – Senza la pratica della pastorizia, la popolazione ovina e caprina subirebbe un drastico declino, portando all’estinzione di razze storiche e alla perdita irreparabile di biodiversità. L’allevamento e di conseguenza le specie si rinnovano ed esistono in quanto vengono utilizzati l agnello ed i capretti e per nessun altro motivo”. “Non è solo una questione economica, ma anche ecologica: la presenza delle greggi nei pascoli contribuisce al mantenimento del paesaggio montano, alla prevenzione del dissesto idrogeologico e alla conservazione di un equilibrio tra uomo e natura” chiarisce ancora Marcelli. “Se l’onorevole Brambilla sostiene di voler
difendere gli animali, chi difenderà il tessuto economico e sociale di queste comunità, ridotte ormai allo stremo da una retorica fuorviante e divisiva?
Come se non bastasse, l’inchiesta di Report ha sollevato interrogativi inquietanti sulla gestione dei fondi destinati alla tutela degli animali da parte della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente (LEIDAA), presieduta proprio da Brambilla. Secondo le accuse, le donazioni raccolte per il benessere
animale sarebbero state utilizzate per finanziare attività personali e politiche della deputata – dice ancora Marcelli – Una rivelazione che mette ulteriormente in discussione la reale finalità delle sue campagne mediatiche. Ancora più paradossale è il fatto che, mentre promuove battaglie mediatiche contro la carne ovina, l’onorevole Brambilla risulterebbe legata ad attività imprenditoriali nel settore ittico, con aziende coinvolte nella commercializzazione di salmone e gamberetti. Un’evidente contraddizione che mina alla base la credibilità delle sue posizioni e lascia spazio a dubbi sulla reale coerenza del suo impegno animalista”. “Questa vicenda impone una riflessione urgente: l’animalismo non può essere strumentalizzato per
finalità politiche o economiche, né può diventare un’arma per distruggere interi comparti produttivi senza offrire alternative concrete. È tempo di smascherare l’ipocrisia e di difendere chi ogni giorno lavora nel rispetto della natura, delle tradizioni e della sostenibilità reale – conclude – Basta propaganda distruttiva: il futuro delle nostre montagne, della biodiversità e delle nostre tradizioni non può essere sacrificato sull’altare di un animalismo a senso unico”.