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La “Cava e cerca del tartufo” candidata come patrimonio dell’umanità. Il via per l’iscrizione nella lista Unesco è stato pubblicato sul sito dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, dopo l’esito positivo della valutazione da parte dell’organo di esperti riunitasi a Parigi. La decisione finale è attesa a metà dicembre, dal 13 al 18 dicembre, alla fine dell’iter di candidatura formale, iniziato con la proposta italiana nel marzo 2020 da parte del Ministero dei beni culturali e del turismo. Gli esperti mondiali incaricati di esaminare le proposte da parte dei diversi Stati, tra cui l’unico italiano Luigi Petrilli, hanno dato a maggioranza parere positivo. Adesso non resta che attendere per conoscere l’esito della commissione Patrimonio Culturale Immateriale per il ciclo 2021. A contribuire a questo successo anche la valenza culturale di quello che è molto di più di un prodotto della terra: il dossier da presentare per la proposta di candidatura, “Cerca e cavatura del Tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali”, infatti, sottolinea un intreccio di diversi fattori storici, antropologici e gastronomici insieme. Parlare di tartufi vuol dire raccontare un patrimonio che da secoli caratterizza la vita rurale di ampie porzioni del territorio italiano: “La pratica – si legge nella candidatura – riunisce conoscenze vaste, incentrate sulla profonda conoscenza dell’ambiente naturale e dell’ecosistema, ed enfatizza inoltre il rapporto tra uomo e animale, riunendo le abilità del tartufaio e quelle del suo cane. Si tratta di una tradizione secolare, tramandata attraverso storie, aneddoti, pratiche e proverbi che raccontano di un sapere che riunisce vita rurale, tutela del territorio e alta cucina”.
In Italia esistono una decina di specie di tartufo, da quello Bianco d’Alba al Nero pregiato, dai Bianchetti a quelli estivi. Ora la consacrazione ufficiale è vicina e i tradizionali metodi di ricerca, il rapporto dell’uomo col suo cane, la conoscenza del terreno con le sue miniere saranno conosciute e tutelate.
Soddisfazione per coldiretti soprattutto perchè la candidatura avviene in un anno particolare per le condizioni climatiche che hanno fatto schizzare il prezzo medio del tartufo bianco a 450 euro all’etto al borsino del tartufo di Alba, punto di riferimento a livello nazionale per il tubero più prezioso d’Italia. La siccità, infatti, ha rallentato le nascite del tubero e si spera che le abbondanti precipitazioni di quest’ultimo periodo dia il via ad un’abbondante raccolto nelle regioni interessate come il nostro Abruzzo.

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