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SULMONA – Ha aperto la stagione della Camerata Musicale sulmonese, dopo aver ricevuto il Premio Internazionale Sulmona, e nei giorni scorsi è stato all’Helikon-Opera di Mosca con il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini. Il nome di Francesco Quattrocchi, sulmonese di 35 anni, si sente ormai in tutto il mondo. Un vero talento, tutto sulmonese e peligno, che sta davvero portando in alto il nome della città. D’altronde basta fare un po’ di amarcord per capire che la sua carriera, nonostante la giovane età, è già ricca di successi e di esperienze significative. Dal Teatro Verdi di Trieste fino all’Orchestra Internazionale d’Italia passando per Bologna, Palermo, Dubai. Tutte location dove si è fatto apprezzare come direttore d’orchestra fino ad arrivare a Mosca nei giorni scorsi. “E’ stato un grandissimo piacere e onore. Era la prima volta che ero a Mosca. Ed è stata anche una sorpresa perché ho trovato un Teatro che conoscevo solo di fama”- racconta il maestro Quattrocchi che spiega anche che tipo di vita è quella che conduce. “Ci si può ritenere soddisfatti quando il pubblico capisce quello che tu vuoi comunicare. Quello è il momento più bello anche di più degli applausi, quando senti che la musica va oltre te stesso e arriva al pubblico”- aggiunge Quattrocchi che ricorda i grandi incontri musicali, soprattutto quello con l’amico e cantante Ruggiero Raimondi. “E’ stato il mio mito da ragazzo ma come lui tantissimi altri”- confessa il Direttore d’Orchestra che parla anche di Sulmona, la sua città. “Tornando sempre meno a Sulmona ho notato però che ci sono dei fermenti. Sta riprendendo molto bene la Camerata Musicale come pure il Muntagninjazz. Non mancano persone e idee. Talvolta mancano le professionalità ma soprattutto i fondi, ma questo un po’ ovunque”- sottolinea Quattrocchi che su una cosa non transige: “fare il musicista non è un hobby ma una professione e come tale va arricchita e incrementata”. Da qui l’appello ai direttori d’orchestra 2.0. A quelli che si avviano a condurre il suo stesso stile di vita. “Bisogna studiare e capire se si ha il talento e soprattutto se si è pronti a fare una vita senza punti fissi”- conclude rimarcando che “la cosa più importante è puntare sulla professionalità e la perseveranza perché le mode passano”. Un uomo e un giovane d’altri tempi. Un sulmonese del quale si può davvero essere fieri.

Andrea D’Aurelio

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