La scelta della prima rappresentazione di William-Adolphe Bouguereau riguardo il mito di Amore e psiche, non è voluto casualmente, ma voglio collegarla al concetto di “morte dell’arte” di Hegel, quando l’arte, nell’età che per il filosofo era considerata “contemporanea”, era oramai del tutto diversa rispetto a quella simbolica e poco spirituale (come l’arte orientale) e in pieno equilibrio stra simbolo e spirito come quella classica. L’arte contemporanea ad Hegel e cioè quella associata al romanticismo, invece, torna ad essere in disequilibrio, poichè trova un nuovo strumento per essere letta: la filosofia. L’arte contemporanea ad Hegel, quindi, era così piena di spiritualità e simbolismo concettuale e filosofico, da non riuscire più a reggerne il peso.
Al tempo stesso, nella società liquida di Bauman o “nell’eros in agonia£ di Byung-Chul Han anche l’amore e l’eros divengono qualcosa di insostenibile.
Bauman cerca di confrontarsi con Erich Fromm, ma proponendo una lettura diversa, chiaramente di stampo sociologico: il processo dell’innamoramento, così come altri comportamenti umani, sono frutto di una costruzione storica, legati alla cultura e alle esigenze sociali del tempo in cui si vive. Per Fromm era diverso, da antropologo e filosofo, una società che degrada i processi solidali e amorosi, è una società a tutti gli effetti malata.
In entrambi i saggi, rispettivamente di Bauman e Han, emerge come i rapporti interpersonali, siano oramai divenuti “tascabili” e questo, da una parte, perchè l’uomo post-moderno è bloccato dalla paura di alienare il sè verso ciò che è altro (in questo caso, ad esempio, Han utilizza il concetto di “das abstandlose” (l’uniforme senza distacco), dall’altra parte perchè il soggetto rimane ingabbiato nel dubbio di dover rinunciare alle altre possibilità, quando si immerge totalmente in una relazione.
Bauman propone un altro dualismo: l’uomo modero rappresentato dall’uomo senza qualità di Musil e l’uomo post-moderno senza legami. L’uomo senza qualità è un individuo che può cambiare diverse identità senza mai raggiungerne effettivamente una; l’uomo senza legami è un uomo che cambia diverse relazioni, senza mai riuscire a stabilirsi in una di queste.
L’intera struttura dialettica di Bauman e Han è collegata chiaramente, ad un aspetto di cui tutti, odiernamente, chi più chi meno, si lamenta e cioè l’incontrollato aumento di individui che presentano certi tipi di disturbi di personalità: narcisisti, borderline, antisociali, istrionici.
La prima reazione che hanno le “vittime” di questi tipi di personalità, è quella di giudicarli totalmente colpevoli delle loro azioni, ma in realtà, per quanto sia oggettivo un certo comportamento lesivo verso gli altri, gli individui del cluster B (CFR. DSM), sono piuttosto vittime almeno quanto le prime.
Le motivazioni sono chiare e la letteratura scientifica (The Capitalist Personality – Christopher S. Swader) a sua volta, è chiara sull’argomento: il mondo capitalista, il realismo capitalista (volendo citare Mark Fisher), è realmente responsabile di una certa tendenza a far sviluppare negli individui, certi disturbi di personalità o tratti di questi disturbi.
La continua peer pressure per ottenere, almeno nell’aspetto, l’immagine della competenza, la competizione, la continua necessità del self-made, l’incessante mancanza di un ammortizzatore sociale del rischio (cfr. Ulrich Beck), hanno provocato in società già culturalmente individualiste, un’esacerbazione dell’individualismo che, come anche dimostrato da altri studi (a cominciare da Hofstede, fino allo studio di Harris -Aycicegi), porta allo sviluppo di un basso profilo nella salute/igiene mentale.
Una società individualista, si esprime anche attraverso la politica. La politica locale assume un ruolo sempre più marginale e questo provoca inevitabilmente minoranze sempre più ghettizzate. Di riflesso cambia l’urbanistica delle città, a cominciare dalla slumification e dalla gentrificazione di luoghi idealmente progettati per accogliere, piuttosto che per segregare.