SULMONA – Ancora violenza selvaggia in città. Un giovane sulmonese sarebbe stato massacrato di botte, nella notte tra mercoledì e giovedì della scorsa settimana, in pieno centro storico, tra la Villa Comunale e il parcheggio di via Volta. Erano circa le 3.30 quando il giovane sarebbe stato raggiunto da una decina di pugni in pieno volto da tre uomini di etnia rom che lo avrebbero steso per terra. Nel vero senso della parola. La vittima a quel punto avrebbe segnalato il caso ai Carabinieri e fatto rientro nella sua abitazione per poi recarsi nel pronto soccorso dell’ospedale cittadino per sottoporsi agli accertamenti e alle consulenze sanitarie che avrebbero spinto i medici del nosocomio a disporre il trasferimento presso il presidio ospedaliero dell’Aquila. È qui che il giovane è stato operato nel reparto maxillo-facciale per la grave ferita rimediata sotto all’occhio sinistro. Ne avrà per almeno venti giorni. Ma si tratta di una prognosi provvisoria. La vittima ha sporto denuncia querela nei confronti dei suoi aggressori negli uffici del Commissariato Ps di Sulmona. Stando alla sua versione i tre, di cui uno già gravato da precedenti specifici e per il quale pende la richiesta di sorveglianza speciale, lo avrebbero preso a pugni al termine di un breve colloquio che si sarebbe reso necessario a seguito di alcune segnalazioni che il giovane aveva ricevuto in ordine ad un presunto avvicinamento della sua ragazza. “Mi sono avvicinato per chiedere che cosa era accaduto. Pochi secondi e ho avuto rassicurazioni tant’è che eravamo pronti per bere insieme un drink. Il tempo di girarmi che sono stato brutalmente aggredito”- ha riferito la vittima. Gli inquirenti procederanno ad acquisire le telecamere di videosorveglianza collocate nella zona. Un’aggressione che appare brutale come quella avvenuta a fine settembre, sotto i portici di corso Ovidio, ai danni di due ventenni. Le forze dell’ordine sono al lavoro per spezzare la catena di atti violenti, che peraltro farebbero capo ai soliti noti, con cadenza pressocchè sistematica ed abituale. In un momento già delicato, la città non ha certamente bisogno di tali vicende. Per questo, secondo gli addetti ai lavori, è necessario passare dalla prevenzione alla repressione.