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Domani 10 dicembre alle ore 17. 30 per la stagione della Camerata Musicale Sulmonese diretta dal M°Gaetano Di Bacco, appuntamento con la musica di Nicola Piovani tra aneddoti e racconti di 50 anni di vita. Una serata speciale dal titolo “Note a margine” in cui il musicista propone al pubblico un coinvolgente racconto di 50 anni di una carriera ricca di incontri memorabili. Il concerto-spettacolo vede lo stesso Nicola Piovani al pianoforte, Marina Cesari al sax e Marco Loddo al contrabbasso, per l’ultima data di una lunga tournée che, dopo Napoli, si conclude a Sulmona (unica tappa in Abruzzo) per poi rientrare alla base di partenza, l’Auditorium del Parco della Musica, da dove è partita questa produzione di Musica per Roma. “Note a margine” è una sorta di racconto autobiografico, commissionato a Nicola Piovani dal Festival di Cannes nel 2003 (col titolo Leçon concert). È uno spettacolo in cui Piovani condivide con il pubblico esperienze, ricordi ed emozioni della sua lunga carriera. Sulla scia di memorie e aneddoti, il Maestro ripercorre alcuni grandi incontri che hanno segnato il suo percorso, da Federico Fellini, ricordato con affetto per le piccole manie e per la maestria di regista, ai Taviani a Vincenzo Cerami e Roberto Benigni, con episodi narrati con leggerezza e sincerità. Esperienze di vita tra musica, cinema, teatro che Piovani racconta accompagnandole con le note del suo pianoforte, insieme al sassofono e al contrabbasso. Raccontare in musica aiuta a capire il senso del racconto di Piovani il quale sottolinea: “Non ricordo un solo momento della mia vita in cui non ci sia stata la musica”. Lo spettacolo è uno scrigno con preziose tessere di un mosaico che compone l’autore protagonista di pagine memorabili della vita culturale ed artistica del Paese. Il format base era pensato inizialmente solo per pianoforte poi si è modificato nel tempo assumendo oggi la formazione di un trio, con lo stesso Piovani al pianoforte, Marina Cesari al sax, Marco Loddo al contrabbasso. “E’ un progetto che è cambiato negli anni, ma non ha perso la propria identità. – dice Piovani – Possiamo considerarlo un work in progress dove lo spettatore si trova di fronte a un’esperienza unica e sempre diversa, influenzata di volta in volta dall’atmosfera del momento e dalla complicità con la platea”.

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