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SULMONA – Sarà un Abruzzo diviso a sette con un nuovo quadro geografico che prevede le aree urbane funzionali. Nella rivoluzione geografica oltre Pescara-Chieti, Teramo, L’Aquila, Avezzano, Lanciano e Vasto, c’è anche Sulmona. E’ lo scenario che si sta delineando all’indomani della presentazione a Pescara del secondo step di “Abruzzo 2020”, la ricerca portata avanti dal professore Roberto Mascarucci dell’Università D’Annunzio insieme a un pool di esperti e docenti. L’individuazione delle sette aree urbane funzionali, da parte del Dipartimento di Architettura, è stata realizzata declinandole come sistemi territoriali gravitanti sulle città medie che ben rappresentano la struttura policentrica del territorio abruzzese. A rilanciare la nuova strategia è il Vice Presidente dell’associazione Ripensiamo il Territorio Gianni Natale. Da anni l’associazione in effetti sposa il progetto di area vasta indicato da Mascarucci sul fronte della coesione territoriale, tenendo presente la fusione dei comuni. Che il progetto di Mascarucci sia una forte opportunità di sviluppo per il territorio ne sono convinti anche il sindaco di Sulmona Annamaria Casini e l’assessore regionale alle aree interne Andrea Gerosolimo. Per il professore Aldo Ronci il territorio peligno e l’intero Centro Abruzzo possono tornare a sperare di essere riconsiderati una “Area Urbana Funzionale” e Sulmona tornare ad essere la città media di riferimento per la fornitura dei servizi essenziali. Ronci però è convinto che “queste riconsiderazioni, gioco forza, dovranno comportare un ripensamento sulla riorganizzazione dei servizi ospedalieri regionali che dovrà prevedere anche a Sulmona un ospedale dea di I livello a servizio dell’area funzionale urbana”. Non è da escludere però l’ipotesi dell’ospedale del Centro Abruzzo (Sulmona-Popoli-Castel di Sangro) lanciato a suo tempo in seno le tre municipalità, ripreso in questi giorni dai comitati “Mo Bast” e “Salviamo l’ospedale di Popoli”.

Andrea D’Aurelio

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