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SULMONA – Non potrà avvicinare moglie e figli ma i giudici del capoluogo accorciano le distanze con gli altri familiari. Il Tribunale del Riesame dell’Aquila ha riformato parzialmente l’ordinanza emessa nelle scorse settimane dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sulmona nei confronti dell’agente di polizia penitenziaria, accusato di stalking e maltrattamenti alla sua ex. La camera di consiglio, chiamata in causa dagli avvocati difensori, Alessandro Margiotta e Renato Torelli, ha riformato l’ordinanza impugnata, escludendo dal novero dei soggetti nei cui confronti vige il divieto di avvicinamento i “familiari” della persona offesa. E’ stata confermata nel resto l’ordinanza che mantiene la misura cautelare adottata dal Gip, resasi necessaria per le continue condotte persecutorie dell’agente che non potrà avvicinare moglie e figli. Il castello accusatorio avrebbe fatto emergere l’escalation di vessazioni nei confronti della donna, prima e dopo la relazione coniugale: appostamenti, tempesta di telefonate, minaccia ai congiunti, controllo delle abitudini e delle frequentazioni. L’indagato sarebbe arrivato perfino a posizionare una telecamera sul balcone di casa della ex per monitorare tutti i movimenti e in una circostanza le avrebbe anche danneggiato la vettura nel parcheggio pubblico. Un’accusa solida e grave secondo il giudice che ha applicato il divieto di avvicinamento dal momento che l’agente, che detiene legalmente alcune armi, avrebbe perso autocontrollo come rilevato nell’ordinanza. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia l’agente aveva respinto ogni addebito, riferendo che dal 2020 al 2023, dopo la separazione coniugale con la sua ex, si sarebbe recato a Sulmona per sole due volte al mese. Condotte apprensive ma non persecutorie, secondo la difesa, che ha pure chiarito che la telecamera posizionata sul balcone dell’ex moglie non sarebbe in grado di immortalare ogni singolo movimento. L’accusa resta solida anche per i giudici del Riesame che hanno accorciato le distanze solo per gli altri familiari delle persone offese.

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