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ROMA – Avrebbe posto in essere atti sessuali con una ragazzina, minore di 14 anni, per il solo fatto di essere amico di famiglia. Per un 59 enne residente in Alto Sangro è arrivata oggi la condanna definitiva, pronunciata dalla Corte di Cassazione, a cinque anni di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali per 3 mila euro, l’interdizione dai pubblici uffici per un periodo di cinque anni, il risarcimento della persona offesa da liquidarsi in sede civile. I giudici capitolini hanno parzialmente riformato la sentenza di secondo grado, annullando l’attenuante della minore gravità a rimandando alla Corte d’Appello di Perugia per le determinazioni sulla circostanza. I fatti fanno riferimento al 2011 e 2012 e sarebbero stati commessi tra Sulmona ed Avezzano. L’imputato, secondo l’accusa, avrebbe posto in essere atti sessuali nei confronti di una minore di 14 anni, approfittando dell’amicizia verso i genitori della stessa e della conseguente possibilità di frequentarsi nelle rispettive abitazioni, stringendola fortemente a sè, baciandola sulle labbra, raccontandole barzellette a sfondo erotico con la promesse di fargliele “vedere reali”, descrivendo e minacciando atti sessuali, toccandosi i genitali in presenza della ragazzina che sarebbe stata invitata anche ad esercitare autoerotismo. Una storia raccapricciante e dai contorni preoccupanti che è finita sul tavolo della magistratura nell’ottobre 2013 dopo la denuncia della piccola e della famiglia alla Squadra Anticrimine del Commissariato Ps di Sulmona, coordinata all’epoca dei fatti dal Sostituto Commissario, Daniele L’Erario. Il castello accusatorio ha retto in tutte le sedi giudiziarie anche se c’è da aspettare per l’esecuzione della pena dal momento che la Corte d’Appello di Perugia si dovrà esprimere sulla circostanza della minore gravità. La famiglia è stata assistita in giudizio, come parte civile, dall’avvocato Alessandro Tucci.

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