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L’AQUILA – Cinque anni e sei mesi di reclusione, risarcimento delle parti civile da liquidare in separata sede e pagamento delle spese processuali. E’ questa la pena che la Corte d’Appello dell’Aquila ha inflitto questa mattina al 61 enne di Pratola Peligna, B.D.A., finito alla sbarra nel secondo grado di giudizio per il reato di atti sessuali con minorenne e corruzione di minore. I giudici aquilani hanno ridotto di 14 mesi la pena comminata in primo grado dal Tribunale ( sei anni e otto mesi), considerando la scelta del rito. Stando al quadro accusatorio, l’uomo con “profilo insospettabile”, avrebbe compiuto atti sessuali con la minorenne prima del compimento del decimo anno di età e sino al raggiungimento del sedicesimo anno, approfittando delle occasioni in cui l’allora ragazzina veniva affidata alla sua custodia. Tutti fatti presumibilmente avvenuti dal 2008 al 2015. Ma non è tutto. Stando sempre all’accusa, il 61 enne avrebbe mostrato alla minore materiale pornografico e oggetti per l’autoerotismo per indurla a compiere o a subire atti sessuali. Anche questi fatti sarebbero avvenuti in più riprese, dal 2009 al 2013. Finita la storia tra l’uomo e la madre della vittima, la ragazza non avrebbe retto al peso, raccontando tutto ai suoi familiari. Da qui l’inchiesta partita dalla Procura della Repubblica di Sulmona che aveva portato alla condanna in primo grado a sei anni e otto mesi e alla nuova odierna condanna in appello a cinque anni e sei mesi di reclusione. Pena leggermente ridotta dalla Corte solo per ragioni “tecniche” cioè conseguenti, da un lato, alla intervenuta prescrizione di una prima parte della condotta di atti sessuali e dall’altro al fatto che prima del 2012 non era previsto come reato la corruzione di minorenne. Il castello delle accuse, nei fatti, è rimasto solido. Lo stesso imputato avrebbe ammesso di essere stato fidanzato, per un determinato arco temporale, con la minore pur di giustificare lo scambio di messaggi che, in verità, erano datati. Non proprio un’attenuante. A rappresentare in giudizio madre e figlia sono stati gli avvocati Luca Tirabassi e Valeria Colantoni. Al 61 enne, difeso dagli avvocati Antonio Valentini e Vincenzo Di Girolamo, resta l’ultimo grado di giudizio: la Cassazione.

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