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L’AQUILA – Tre anni di reclusione, pagamento delle spese processuali, inabilitazione per cinque anni all’esercizio di una impresa commerciale e incapacità ad esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa. E’ questa la pena inflitta dalla Corte d’Appello dell’Aquila agli imprenditori A.T. di 58 anni e N.R. di 71 anni,  quest’ultimo residente a Castel Di Sangro, per il reato di bancarotta fraudolenta documentale. I giudici aquilani hanno parzialmente riformato la sentenza emessa nel 2021 dal collegio giudicante del Tribunale di Sulmona che li aveva condannati alla pena di quattro anni ciascuno. Secondo l’accusa, nel luglio del 2013, i due imputati in concorso tra loro,  si sarebbero avvicendati come amministratori di una società dichiarata fallita ( il primo dal novembre 2013 al maggio 2014 e l’altro dal marzo 1999 al novembre 2013) e avrebbero sottratto, al fine di recare pregiudizio ai creditori, le scritture contabili, ritirandole da uno studio professionale di Castel Di Sangro ed occultandole agli organi fallimentari dopo aver interrotto l’invio aggiornato dei dati contabili al commercialista. Per i giudici aquilani, che hanno ridotto la pena, entrambi hanno posto in essere la bancarotta fraudolenta documentale mentre gli avvocati difensori, Raffaele Serpe e Alessandro Scelli, hanno già presentando ricorso in Cassazione, impugnando la sentenza di secondo grado.

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