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SULMONA – Sono dodici i provvedimenti adottati dalla squadra anticrimine del commissariato di Sulmona all’indomani del blitz dei comitati cittadini per l’ambiente nel cantiere della Snam a Case Pente. Come atto dovuto la polizia, dopo aver identificato gli undici attivisti che sono entrati all’interno del cantiere, li ha denunciati all’autorità giudiziaria. In più il portavoce è stato deferito per non aver comunicato la manifestazione svolta alla questura. Atti dovuti come detto che non scompongono gli attivisti, convinti di poter ancora dare un imprinting alla lotta per impedire alla Snam di avanzare. Gli ambientalisti hanno ribadito che il cantiere risulta “illegale” perchè non sarebbero state ottemperate le 22 prescrizioni imposte dalla legge per l’avvio dei lavori. Circostanza che i comitati avevano fatto notare alla procura di Sulmona attraverso la presentazione di due esposti che si trovano ancora sul tavolo del magistrato. In particolare, secondo gli attivisti No Snam, il cantiere allestito dalla Snam non è in regola perché l’autorizzazione a costruire è scaduta il 7 marzo 2023. “Gli interventi potevano essere avviati solo a condizione che fossero adempiute le prescrizioni. Ma ciò non è avvenuto. La Snam ha violato apertamente il decreto della valutazione impatto ambientale del 2011, senza che nessuna autorità sia intervenuta” tuonano i comitati ritenendo che la protesta posta in essere, nella mattinata di ieri, rappresenta “un’azione di obbedienza civile nonviolenta, compiuta per denunciare pubblicamente l’illegalità e la violenza che la Snam sta perpetrando ai danni del territorio”. Inoltre, gli attivisti, hanno ricordato che proprio sull’area di Case Pente, al termine degli scavi e dei sondaggi archeologici, è stata rinvenuta una necropoli che dovrebbe spingere la Soprintendenza ad impedire alla Snam di avviare i lavori veri e propri che, stando alla tabella di marcia, dovrebbero partire il prossimo mese. Da qui il “blitz” a Case Pente. “La costruzione della centrale rappresenta un oltraggio alla nostra storia. Non consentiremo che circa 100 tombe risalenti all’epoca italica e romana, testimonianze dell’antico popolo dei peligni, scompaiano per sempre sotto tonnellate di cemento per i profitti della Snam. Chiediamo che venga apposto il vincolo archeologico”- hanno ribadito gli ambientalisti.

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