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SULMONA – Da quel famoso 30 luglio sono trascorsi esattamente sei mesi. Un semestre pieno di verifiche, controlli sui dati incrociati, accertamenti sulle denunce di scomparsa, sugli ospedali e sulle celle telefoniche. Al momento tutte le piste investigative battute non hanno portato a dare un volto e un nome al cadavere scoperto la scorsa estate nella grotta di Castrovalva. Il corpo senza vita di un uomo, presumibilmente di età adulta e in avanzato stato di decomposizione, resta letteralmente parcheggiato nella cella frigorifera dell’ospedale Santissima Annunziata di Chieti. Senza nemmeno la pietà della sepoltura. Nessuno ha denunciato la scomparsa né le risultanze dell’autopsia, eseguita dal medico legale, Pietro Falco, avrebbero sciolto i dubbi. Le indagini dei Carabinieri della locale stazione, svolte con il supporto del Comando provinciale dell’Arma e sotto il coordinamento del Sostituto Procuratore della Repubblica, Edoardo Mariotti, si sarebbero concentrate nell’ultimo periodo sulla filiera dei nosocomi dal momento che l’uomo si sarebbe sottoposto ad un intervento chirurgico agli arti. La placca applicata dai sanitari avrebbe spinto gli inquirenti a verificare dove è stata svolta l’operazione e su chi in modo tale da risalire all’identità del cadavere, ancora sconosciuta. Un’operazione complessa e non affatto facile poichè è come cercare Maria per Roma o l’ago in un pagliaio. Nel senso che il soggetto potrebbe aver effettuato l’intervento in un ospedale sito sul territorio regionale ma anche in Italia o in Europa, dal momento che in estate Castrovalva diventa anche meta turistica, zona di approdo per la vicinanza con il casello di Cocullo. Le indagini avrebbe quindi battuto pure questa pista dal momento che l’analisi sui filmati dei caselli autostradali, sulle celle telefoniche, sui lavoratori over 60 e sulle denunce di scomparsa, sporte dentro e fuori l’Abruzzo, non avrebbero portato ad alcun riscontro. Il corpo fu rinvenuto avvolto in un sacco a pelo, rigorosamente chiuso e senza vestiti, da due escursionisti che stavano percorrendo il sentiero di Castrovalva, una decina di giorni dopo dalla data del decesso come accertò l’esame autoptico. Non sono stati rinvenuti segni di violenza. Per cui dall’ipotesi di omicidio si è passati a quella di occultamento di cadavere. Di certo la vittima non era un pregiudicato poichè le impronte ricavate con l’esame del dna non risultano schedate nel database delle forze dell’ordine. Il giallo di Castrovalva potrebbe quindi trasformarsi in un caso irrisolto. A sei mesi di distanza ancora un nulla di fatto.

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