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La popolazione abruzzese passerà da 1.272.627 abitanti del 2022 a 1.166.562 del 31.12.41 regi‐ strando un decremento di 106.065 abitanti. Gli abitanti persi saranno pari a quelli di una città come Pescara. In valori percentuali la flessione dell’ 8,33% posizionerà l’Abruzzo al 13° posto della graduatoria nazionale I 100.000 abitanti persi riporteranno l’Abruzzo indietro di un secolo (intorno al 1925). La decrescita sarà causata da un fenomeno allarmante:

• da una parte la decrescita di 200.000 abitanti di età compresa tra 0 e 64 anni;

• dall’altra la crescita stratosferica di 100.000 abitanti di età da 65 anni e oltre.

Questi scompensi nella composizione della popolazione per classi di età, creeranno squilibri nel rapporto tra generazioni a svantaggio della popolazione potenzialmente più attiva e produttiva con implicazioni allarmanti di carattere sociale ed economico. L’indice di dipendenza strutturale rappresenta il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0‐14 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (15‐64 anni). L’unico capoluogo che registrerà una crescita dell’1,65%. È L’Aquila. Negli altri capoluoghi le flessioni saranno a Pescara del -3,80%, Teramo -12,09%, Chieti -12,42%.

Tra i comuni con più di 15.000 abitanti cresceranno soltanto Martinsicuro (+626) e Silvi (+7). Per il resto si prevedono flessioni più o meno pesanti. Si evidenzia che cresceranno o decresceranno poco, buona parte dei comuni che si trovano sul mare. Discorso a parte per Sulmona che si pone all’ultimo posto della graduatoria sia per valori assoluti che la popolazione si attesterà sui 16.744 abitanti. Tale valore riporterà Sulmona indietro di un secolo e mezzo (intorno al 1875).

Le cause principali dello spopolamento sono:

– mancanza di occupazione;

– peggioramento della qualità e della quantità dei servizi a disposizione dei cittadini.

Ragion per cui le 2 priorità che bisogna perseguire sono:

l’incremento dell’occupazione attraverso l’innovazione del sistema produttivo;

lo sviluppo e il riequilibrio dei territori regionali.

Il sistema produttivo abruzzese si trova in una situazione di oggettiva difficoltà e tale difficoltà è da imputare soprattutto al fatto che esso è composto per la gran parte da micro e piccole imprese che rappresentano il 96% del totale delle imprese e impiegano il 56% degli occupati. Esse hanno problemi di carattere strutturale e una scarsa propensione all’innovazione. Pertanto, la Regione deve destinare energie e risorse che realizzino il miglioramento della competitività. Per conseguire l’obiettivo dell’innovazione delle imprese abruzzesi, che hanno bisogno di aiuto per superare i limiti all’interno dei quali sono storicamente costrette, si può istituire un Centro Regionale per l’Innovazione che abbia il compito di:

– proporre nuovi prodotti e nuovi processi produttivi

– fornire gli strumenti conoscitivi necessari

– favorire la comunicazione tra imprese

– introdurre un sistema di conoscenza delle problematiche dell’innovazione attraverso una diffusione capillare di esse

– assicurare sostegno nella definizione di obiettivi realistici e strategie praticabili.

Ad oggi la Regione ha l’opportunità di adottare lo strumento dell’Agenda Urbana che, meglio di qualsiasi altro, potrebbe avviare un percorso di sviluppo armonico ed equilibrato di tutto il territorio Abruzzese al fine di garantire alle popolazioni che vi risiedono i servizi essenziali ed indispensabili; delineare strategie fondamentali per l’efficienza dei sistemi insediativi; sostegno ai settori produttivi; tutela dell’ambiente; poter riuscire ad attuare efficaci politiche di sviluppo; rendere i territori protagonisti della progettazione strategica.

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