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SULMONA – Il pubblico è quello delle grandi occasioni e l’emozione cresce di brano in brano fino ad esplodere con l’applauso scrosciante, sentito e vero, poichè arriva dal profondo del cuore per il viscerale attaccamento alla tradizione. Il coro trinitario torna nella Basilica Cattedrale di San Panfilo per il concerto della domenica delle palme, dopo tre anni di stop forzato per la pandemia. Non solo un’esibizione ma una proiezione di quel che sarà il lento procedere della processione del Venerdì Santo che vedrà protagonisti anche i 120 cantori, diretti dai maestri, Alessandro Sabatini e Mirko Caruso. Non solo coristi ma strumenti musicali in processione, come ha ricordato Pasquale Di Giannatonio, dal momento che il passo nonché lo struscio acquisiscono un peso musicale e diventano il metronomo della processione, la cosiddetta percussione idiofona, una delle più ancestrali. Dal Miserere di Scotti all’Ecce di Giovanni Galli, il coro ha eseguito i quattro brani del salmo 50. Il concerto, presentato da Giuseppe Fuggetta, è stato preceduto dall’esibizione della Cappella Pamphiliana. La nota di colore, non meno importante, riguarda la partecipazione di un giovanissimo di 16 tra i 120 coristi. Un segnale importante nell’ottica del ricambio generazionale come hanno sottolineato il Rettore dell’arcisodalizio, Raffaele Carrozza e il componente del direttivo, Bruno Spagnoli, che si è occupato del coro e della diffusione della tradizione trinitaria nelle scuole. Tra applausi e lacrime si entra nel vivo dei sacri riti pasquali. Che la settimana più bella cominci.

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