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“Come sottolineato dal presidente Draghi, l’attivita’ amministrativa in periodi emergenziali deve svolgersi coniugando i principi di rapidita’ e responsabilita’, la semplificazione delle procedure ed i passaggi meramente burocratici. Occorre in particolare un regime dei controlli e della responsabilita’ che garantisca da un lato una giusta deterrenza ai comportamenti illeciti e, dall’altro non diventi fonte di preoccupazione immotivata per chi agisce in un difficile contesto emergenziale. E in tale ottica che va letta la norma contenuta nell’art. 21 del c.d. Decreto Semplificazioni”, in base alla quale nei giudizi per danno erariale, da un lato “la prova del dolo richiede la dimostrazione della volonta’ dell’evento dannoso e dall’altro “la responsabilita’ dei soggetti sottoposti alla giurisdizione della Corte dei conti in materia di contabilita’ pubblica, e’ limitata per un periodo di tempo definito ai casi in cui la produzione del danno conseguente alla condotta del soggetto agente e’ da lui dolosamente voluta.” Lo ha detto il Presidente della Sezione Giurisdizionale per l’Abruzzo della Corte dei conti, Mario Nispi Landi nel corso della cerimonia di apertura del nuovo Anno giudiziario contabile, avvenuta in presenza ma in forma assai ridotta di istituzioni civili e militari. “Come osservato anche dal Presidente di questa Corte, in occasione della recente inaugurazione dell’anno giudiziario in sede centrale – ha aggiunto Nispi Lanci – limitazioni o esclusioni della colpa grave, come quelle di recente introdotte anche se in forma temporanea, possono comportare gia’ nell’immediato, ma soprattutto se protratte nel tempo, il rischio concreto di un complessivo abbassamento della soglia di attenzione amministrativa ‘per l’oculata gestione delle risorse pubbliche’. Chi scrive auspica che l’intervento in questione resti un episodio isolato e che la normativa per la gestione dell’emergenza si concentri invece sul contrasto alle vere cause oggettive dei ritardi e dell’inerzia: come l’ipertrofia normativa, la frammentazione e talvolta la sovrapposizione delle competenze, la tortuosita’ dei processi decisionali, la difficile e troppo rigida gestione del personale pubblico reintroducendo criteri meritocratici e premiali”.

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