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Vivere qualche settimana nelle aree interne d’Abruzzo, provarne sulla propria pelle le criticità e gli aspetti da migliorare ed elaborare nuovi progetti. Da Pettorano sul Gizio il progetto pilota Liminal Lab: studenti del Mit di Boston alle prese con un laboratorio per “ripensare” i borghi delle aree interne, contro lo spopolamento.
Cosa ci fa un gruppo studenti americani da dieci giorni fra la Valle Peligna e l’Alto Sangro? A svelare il segreto ci pensa Ginevra D’Agostino, presidente di Liminal, associazione che si focalizza sulle problematiche delle aree interne e i piccoli comuni Italiani. Liminal, fondata insieme a Nicolás Delgado Alcega e Carmelo Ignaccolo, è nata dal desiderio di supportare i comuni medio-piccoli d’Italia spesso alle prese con lo spopolamento e l’assenza di produzione di beni e servizi. Questo quadro socio-economico è reso ancor più complesso dal degrado delle infrastrutture e dal rafforzamento dei fattori di rischio ambientale che generano una allarmante marginalizzazione delle popolazioni residenti. “Siamo entrati in contatto con il Comune di Pettorano sul Gizio con cui stiamo curando da tempo già diversi tipi di iniziative –racconta proprio Ginevra D’Agostino -. Abbiamo anche lanciato un’ulteriore iniziativa che si chiama Liminal Lab, un laboratorio di ricerca decentralizzato sul territorio italiano che ha l’obiettivo di documentare, analizzare e proporre soluzioni per lo sviluppo sostenibile delle aree extra metropolitane. Il progetto pilota di Liminal Lab è appunto Rebuilding the Edge (Ricostruire le aree di confine) che trova coinvolti la Fondazione F.S., il MIT–Italy ed il MIT UrbanRisk Lab. Grazie a questi player internazionali, 18 studenti del MIT stanno partecipando a Rebuilding the Edge. Rebuilding the Edge si focalizza sulla elaborazione di visioni progettuali per le stazioni ferroviarie oggi in disuso, così come le connessioni tra stazioni, percorsi naturali e centri abitati lungo la tratta ferrata Sulmona–Carpinone”.

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