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SULMONA – Era finito sotto processo per aver diffamato l’ex candidato a sindaco e assessore regionale, Andrea Gerosolimo, a sua insaputa. Nel senso che la linea telefonica dove partì il messaggio era intestata alla moglie. Per questo un imprenditore di 50 anni, P.S., è stato assolto per non aver commesso il fatto. L’accusa era quella di sostituzione di persona e diffamazione aggravata, per aver postato cioè un commento in calce ad un articolo pubblicato da una testata locale, facendo riferimento a Gerosolimo in questi termini: “fa la vittima perché si sta c… sotto (si omette, ndr). Persa Sulmona deve tornare a lavorare semmai lo ha fatto”. Un testo che l’ex assessore ha ritenuto diffamatorio e per questi motivi ha interessato gli organi inquirenti con una querela contro ignoti. Il commento era stato attribuito a Franco Iezzi, ex Presidente del Parco Nazionale della Maiella, ad insaputa di quest’ultimo, tant’è che lo stesso ha sporto a sua volta querela per non aver mai scritto quelle parole rivolte all’ex assessore. Dagli accertamenti effettuati dalla Divisione Anticrimine del Commissariato Ps di Sulmona, si è scoperto che l’11 gennaio 2020 era stato creato un indirizzo mail ad hoc, non appartenente a Iezzi ma ad un’utenza fissa intestata alla moglie dell’imputato. Il 49 enne e’ quindi finito davanti al giudice per aver oltrepassato il limite della critica politica e per aver offeso la reputazione professionale di Gerosolimo. Non solo. L’imputato era stato citato per sostituzione di persona perché, al fine di procurarsi un vantaggio nonché l’impunità dal reato di diffamazione, ha indicato un falso nome. Alla fine l’imprenditore, difeso dall’avvocato, Alessandro Margiotta, è stato assolto da entrambe le imputazioni poiché l’utenza è intestata alla consorte e la sua residenza si trova formalmente altrove. In altri termini, per insufficienza delle risultanze probatorie, non ha commesso il fatto. Tuttavia gli atti d’indagine, come richiesto dall’avvocato di parte civile, Uberto Di Pillo, potrebbero tornare in Procura per la costruzione di un capo d’importazione a carico della moglie dell’imputato

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