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SULMONA – Ancora dieci giorni e le dimissioni rassegnate dal sindaco della città di Sulmona, Gianfranco Di Piero, diventeranno effettive e irrevocabili, senza possibilità di un dietrofront. Il primo cittadino si trova di fatto in mezzo al guado della politica, nel senso letterale del termine, con una Giunta da rifare da cima a fondo, senza alcuna intesa sui volti, nomi, deleghe e prospettive. Se i più informati continuano ad essere certi sul ritiro delle dimissioni in zona Cesarini, sul piano logico va trovata ancora la quadra. A metà dei venti giorni concessi dalla legge, le trattative tra le varie forze politiche in campo non hanno ancora prodotto la fumata bianca. Ieri sera in una riunione tra i componenti di Liberamente Sulmona, ai quali si è aggiunto l’ex civico, Gianluca Petrella, sarebbe stata ribadita la linea di rinnovare ex novo l’esecutivo comunale, sostituendo tutti gli ex assessori revocati con decreto da Di Piero lo scorso 31 ottobre. Questo significherebbe sacrificare tutte le poltrone con un grande punto interrogativo sulla delega del bilancio finora tenuta da una figura tecnica oltreché politica. Qualcuno, usando parecchia fantasia, avrebbe rimesso in discussione la Presidenza del Consiglio per assegnare tale delega che comporterebbe la surroga e la nomina di un nuovo Presidente, magari tra i fuoriusciti. Pura fantapolitica senza alcun riscontro al momento con la realtà. Quello che è certo è che si andrà avanti con le trattative fino alle 23.59 del 20 novembre prossimo, tenendo conto che al momento si è fermi su un otto ad otto che non lascia gradi garanzie per il futuro. Anche perché dal PD ieri avrebbero ribadito il categorico no al ritorno di qualche fuoriuscito. A questo punto che fare? Revocare le dimissioni per andare avanti fino al 10 marzo o tornare al commissariamento per una nuova classe dirigente a giugno? Sindaco in mezzo al guado mentre la quotidianità continua a surclassare la politica con un mare di problemi. Area camper e parcheggio di Santa Chiara sono i più emblematici. Fu sera e fu mattina. Decimo giorno

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