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SULMONA – Era finito sotto processo con la pesante accusa di atti persecutori ma quelle serie di condotte, che secondo la Procura avrebbero configurato uno stalinkg verso la sua ex, altro non erano che dei semplici screzi o litigi. Per un 46 enne residente a Roccacasale è arrivata l’altro giorno la sentenza di assoluzione pronunciata dal giudice monocratico del Tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio. I fatti risalgono al biennio 2018-2020. Due anni di vessazioni e persecuzioni, documentati dall’attività investigativa della Polizia che portò a chiedere e ottenere, all’epoca dei fatti, il divieto di avvicinamento dell’imputato verso la persona offesa. Una misura cautelare che gli fu notificata proprio dagli agenti del Commissariato. Secondo il quadro accusatorio il 46 enne, colpendo la sua ex con schiaffi e pugni, offendola con vari epiteti anche davanti ad altre persone, le avrebbe cagionato un perdurante stato di ansia e stress psicologico legato anche alle presunte minaccie in termini di rovina della sua reputazione, al “divieto” di collegarsi sui social, frequentare palestre, scegliere liberamente gli indumenti da indossare. Una condotta che avrebbe portato la donna a modificare le sue abitudini nonchè lo stile di vita. Lo “stalking abituale”, sempre secondo l’accusa, avrebbe portato il 46 enne ad aggredire la sua ex nel giorno di ferragosto 2020, colpendola ripetutamente in volto con le mani, afferrandole la testa e spingendola verso il cruscotto dell’auto fino a determinare l’impatto con il viso, cagionandole lesioni personali giudicate guaribili con una prognosi di 21 giorni. Nel corso del processo il 46 enne, difeso dall’avvocato Alessandro Margiotta, ha spiegato al giudice che tutti gli episodi contestati erano riferiti a litigi circostanziati e non vi era stata da parte sua alcuna condotta vessatoria tant’è che la sua ex ha rimesso la querela depositata a suo tempo. Per questo il giudice ha scagionato l’imputato, mandandolo assolto. Lo stesso ha risarcito la persona offesa in riferimento al reato di lesioni. Per questo il processo si è chiuso previo accordo tra le parti. L’uomo non ha avuto alcuna condanna ma la donna, per le botte subite, ha ricevuto un congruo risarcimento del danno. Al di là del caso di specie, va ricordata l’importanza di perseguire e vagliare il fenomeno innanzitutto sul piano culturale.

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