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SULMONA – “Sembra che le pubbliche attività di intrattenimento siano diventate il capro espiatorio di tutto”. E’ la reazione a catena che arriva principalmente da alcuni baristi di Sulmona all’indomani del decreto varato dal Governo che ha introdotto nuove disposizioni per la diffusione del contagio da Covid-19. Le attività di ristorazione e di somministrazione di alimenti e bevande sono consentite fino alle ore 24 con servizio al tavolo e sino alle 21 in assenza di tale servizio. Continuano ad essere consentite, nel rispetto delle disposizioni anti contagio, le attività delle mense e del catering e la ristorazione con consegna a domicilio, e quella con asporto con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dopo le 21. Cambia tutto per i bar dalle 21 alle 24. I più penalizzati sono i locali che non hanno un ampio spazio a disposizione all’interno. La stagione fredda è alle porte e la consumazione all’aperto risente delle condizioni climatiche. “Vorrei capire perché il governa penalizza sempre noi quando ogni giorno non si sa cosa accade sui trasporti urbani”- interviene Riccardo Cieri dal Caffè dell’Annunziata. Gli fa eco Marco Lucente del Black Bull spiegando che “i baristi riescono a gestire i flussi con mascherine, distanze e tutte le misure” mentre Alessandro Candido del Bar Medievale afferma chiaramente di non condividere la logica del decreto. “Se si sono messi in testa di farci chiudere d’accordo ma non è giusto. Vedo in giro autobus con cento persone dentro e vado la mattina ad accompagnare mio figlio a scuola e devo farlo entrare a spintoni perché c’è una ressa incredibile, non posso rimanere in silenzio”- tuona Candido che chiede anche l’aiuto delle forze dell’ordine in materia di sicurezza, soprattutto dopo le 21, quando si creerà lo stazionamento fuori dai locali sul suolo pubblico. Bloccare il contagio è fondamentale ma i baristi non vogliono essere “il capro espiatorio”.

Andrea D’Aurelio

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