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SULMONA – Per quella pesantissima ipotesi di reato, maltrattamenti in famiglia, fu allontanato dalla casa familiare. Sette lunghissimi anni di calvario giudiziario per un 53 enne del posto che si è chiuso nella giornata di ieri con un lieto fine, ovvero la sentenza di assoluzione, perchè il fatto non sussiste, pronunciata dal giudice monocratico del Tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio. Tutto cominciò nel 2015 con le indagini effettuate dai Carabinieri della stazione di Sulmona che portarono la Procura a chiedere e ottenere una misura cautelare per l’uomo, il divieto di avvicinamento alla sua consorte, per una serie di lesioni refertate dal pronto soccorso del locale nosocomio. Una decina di accessi in ospedale, che per l’accusa configuravano condotte abituali, tanto da far finire il 53 enne sotto processo per maltrattamenti e lesioni non solo nei confronti della moglie ma anche verso il figlio maggiore, finito nel capo d’imputazione della magistratura per episodi del tutto generici secondo la difesa. L’intero castello accusatorio fu cristallizzato con l’incidente probatorio. Nel corso del processo è stato accertato che le lesioni colpose della donna ( querela in seguito rimessa) non erano riferibili all’azione dell’imputato e che la condotta a lui ascritta non ha configurato l’ipotesi di reato di maltrattamenti in famiglia. L’uomo d’altronde si è reinserito nell’ambiente familiare e i rapporti, con il coniuge e con il figlio, sono da tempo tornati alla normalità. “All’esito dell’assoluzione perché il fatto non sussiste si comprende come la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare fosse stata assunta sulla scorta di una parziale lettura degli atti”- affermano gli avvocati Elisabetta Bianchi del foro di Sulmona e Danila Malandra del foro di Chieti, soddisfatte per aver fatto cadere il delicato castello delle accuse.

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