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SULMONA – In classe non si può stare. E’ troppo freddo. E i genitori ritirano i figli da scuola. Accade in via Dalmazia dove ha sede l’Istituto Mazzini-Capograssi che comprende la scuola media e la primaria Masciangioli. Il problema, va ricordato per onestà intellettuale, è quello sollevato da Onda Tg lo scorso sabato. “Temperature polari” in classe e nei bagni con bambini e ragazzi costretti a rimanere in aula con i cappotti. Oggi la conferma che qualcosa non andava è arrivata nel corso del controllo della temperatura. Il termometro segnava tra gli 11 e 13 gradi in classe ma nei bagni le temperature risultavano ancora più basse, fino a toccare i 5 e i 7 gradi. Alcuni studenti della scuola primaria si sono ammalati di cistite e una maestra, addirittura, ha portato i bambini fuori per scaldarsi, viste le rigide temperature riscontrate in aula. Roba da non credere. Il problema sarebbe riconducibile all’ordinanza sull’accensione anticipata degli impianti di riscaldamento che aveva individuato delle fasce orarie, ovvero due ore in mattinata e due nel pomeriggio. All’inizio erano solo due ore al mattino e due nel pomeriggio, poi, dopo sollecitazioni della Dirigenza scolastica e dei genitori, le fasce orarie di accensione si sono estese dalle 6 alle 12 e dalle 14 alle 18, ma i termosifoni sono a tutt’oggi appena tiepidi. I genitori hanno quindi deciso di riprendersi i figli. Alle 16,35 erano rimasti in classe solo 26 studenti del tempo pieno. “Il Comune sta giocando con la salute dei nostri ragazzi”- tuonano in coro un gruppo di famiglie- “si stata climaticamente meglio quando si stava peggio. Per assurdo, si rimpiangono i Musp, dove c’erano i termoconvettori e a gestore la temperatura delle aule erano le maestre con un telecomando”. Forse, piuttosto che affrettarsi per rendere esecutiva la delibera sull’Apu del centro storico, sarebbe stato meglio rimettere mano agli impianti di riscaldamento della scuola, vista l’emergenza pandemica in atto e la difficoltà ad isolare i sintomi. Perché con la salute, si sa, non si può scherzare.

Andrea D’Aurelio

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