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PRATOLA PELIGNA – Stessa sequenza ed alternanza di gesti intimidatori a Pratola Peligna. L’episodio della scorsa notte ha scosso e non poco la cittadina poiché conferma che gli atti incendiari stanno diventando lo strumento più dilagante per risolvere problematiche, regolare i conti, affrontare persone e situazioni. Una triste realtà che emerge dai fatti di cronaca e che impone una seria riflessione sulla totale decadenza della civiltà. L’incendio in “fotocopia”, nel caso specifico, segue una sequenza temporale ben definita. La prima auto, Audi A 3 appartenente al giovane domiciliato sulla circonvallazione pratolana, andò a fuoco la notte tra l’1 e il 2 novembre, poche settimane dopo la vicenda giudiziaria che ha coinvolto un suo familiare. Stesso modus operandi a distanza di cinque mesi. A bruciare questa volta è stata la Punto che il giovane aveva acquistato subito dopo il primo evento doloso. Nelle scorse settimane un’altra vicenda giudiziaria ha coinvolto lo stesso congiunto. Se è vero che la lettura dei fatti configura una coincidenza non trascurabile, non è detto che gli eventi siano per forza collegati. Per questo le indagini stanno scavando nella vita privata del giovane e nei rapporti interpersonali, già in gran parte scandagliati lo scorso novembre. Al vaglio anche le immagini della videosorveglianza privata. Dall’inizio dell’anno la cittadina di Pratola ha fatto registrare un escalation di azioni più o meno ritorsive. Dagli spari sui portoni delle abitazioni fino all’auto in fiamme. La fascia temporale notturna sarebbe comune a quasi tutti gli eventi. Dall’una e mezza alle due di notte. Un altro particolare non di poco conto secondi gli addetti ai lavori. Intanto si continua ad indagare anche sulla vicenda della casetta in legno data alle fiamme, sempre a Pratola, nel pomeriggio della scorsa domenica. Anche in questo caso si starebbero seguendo due filoni, quello relegato alla vita privata della 50 enne di Sulmona e l’altro riguardante la diatriba tra famiglie. Vicende distinte ma legate dall’allarme rosso per gli atti intimidatori e incendiari.

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