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PRATOLA PELIGNA – Ci sono pentole, bottiglie di birra, sacchi di rifiuti sparsi ovunque, resti di cibo, sedie, posate e arredi da cucina. L’inciviltà che non conosce limiti sale sul Colle del Vacche, fino al rifugio che diventa meta di pic nic e scampagnate, anche in tempo di pandemia, con il buon senso però che viene lasciato a casa. L’assaggio di primavera ha permesso agli amanti della montagna di immortalare e segnalare il preoccupante stato di degrado che non rende giustizia a un popolo che non si tira indietro dinanzi alle difficoltà, come accadde nell’estate di quattro anno fa, quando quel rifugio fu salvato dalla minaccia delle fiamme, in occasione dell’incendio che devastò il Monte Morrone. L’amara scoperta è stata fatta nella mattinata di ieri da parte di alcuni amanti del Colle che hanno trovato il rifugio trasformato in una vera e propria pattumiera, senza ritegno e con un forte odore nauseabondo. Una pessima immagine che conferma l’arretratezza culturale e l’urgenza di cambiare paradigma verso la natura, l’ambiente e la montagna. Roba da vanificare tutti gli sforzi delle istituzioni e della politica. L’amministrazione comunale di Pratola Peligna, ad esempio, proprio lo scorso novembre aveva ottenuto 230 mila euro dalla Regione Abruzzo per la cosiddetta “carrareccia” del Colle delle Vacche, ovvero l’intervento principale sulla viabilità forestale. “Se bisogna salire fino al rifugio e poi diventare protagonisti di questo scempio, è meglio chiudere la strada”- tuonano gli amanti della montagna che chiedono di fermare questa sfrenata inciviltà. E’ proprio il caso di dirlo. Quando i volontari puliscono gli incivili sporcano. E sull’argomento, forse, più che dilettarsi con parodie e coreografie, serve sensibilizzare all’infinito per un nuovo approccio culturale.

Andrea D’Aurelio

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