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SULMONA – Potrebbero avere una matrice comune gli incendi divampati nell’ultimo periodo nelle zone pedemontane della città di Sulmona. Ne sono convinti i Carabinieri Forestali di Popoli che nei giorni scorsi, su disposizione della Procura della Repubblica di Sulmona, hanno eseguito una perquisizione a casa di un giovane residente in una frazione sulmonese. I militari cercavano taniche di benzina o oggetti tali che potessero indirizzare le indagini in corso agli eventi dell’estate calda. In totale sarebbero almeno cinque le perquisizioni effettuate nella zona. Nel corso delle operazioni non sarebbero emersi indizi solidi anche se l’attività d’indagine prosegue. A riattivare le forze dell’ordine sarebbe stato il rogo divampato lo scorso lunedì nei pressi di una vecchia cava di Pratola Peligna. Lì sarebbe stato rinvenuto un innesco rudimentale, ora al vaglio degli esperti. Un incendio che, secondo gli addetti ai lavori, potrebbe essere stato appiccato con modalità pressocchè simili al rogo bis del Morrone, divampato lo scorso 25 luglio. Gli eventi registrati nel corso dell’estate d’altronde sono diversi: Bagnaturo, Marane, Colle Savante. Solo per citare alcune zone. Fortuna che la macchina dei soccorsi è sempre arrivata in tempo. I militari ora vogliono andare fino in fondo per capire se può esserci un nesso comune o meglio una mente dietro ai piccoli-grandi roghi non proprio criminale ma di “periferia”.

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