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SULMONA – “Mi ha aiutato la fede e il mio lavoro di medico. Nei bambini che visito ogni giorno rivedo lo sguardo dei miei figli”. E’ toccante la testimonianza di Massimo Cinque, primario del reparto di pediatria dell’ospedale di Sulmona, che arriva undici anni dopo quel maledetto turno di notte. Oggi come allora il dolore è ancora vivo e la ferita non si può rimarginare. La perfetta coincidenza del calendario rispolvera un dramma che ha segnato la vita del medico. Era un lunedì santo quella notte del 6 aprile 2009, proprio come oggi, quando Cinque si trovava a Sulmona nel reparto di pediatria. Alle 3,32 la terribile scossa e poi la messa in onda delle prime immagini televisive. Dal piccolo schermo in una stanza dell’ospedale il primario capì che in via XX Settembre, il suo quartiere dell’Aquila, era successo il finimondo. Prese l’auto e si precipitò per controllare di persona la situazione fino all’amara e terribile scoperta. Aveva perso tutto: la sua compagna di vita Daniela Visione e i suoi bambini, Davide e Matteo. Oggi è presidente della Fondazione Sei aprile per la vita costituita dai parenti delle vittime del terremoto. Fa il pediatra. Una professione che lo aiuta a superare i momenti bui, quando la solitudine e il dolore si fanno pungenti. Nel video allegato è disponibile l’intervista integrale a Massimo Cinque che, tra le altre cose, ha parlato anche di carenza di organico e della lotta al virus, facendo un appello a rimanere a casa.

Andrea D’Aurelio

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