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SULMONA – Un buco di un milione e mezzo di euro con una privatizzazione che non s’ha da fare. La vicenda Cogesa agita la politica peligna. Almeno una parte di essa. Dopo il controllo analogo andato a vuoto con un bilancio che è rimasto di fatto senza voto è il gruppo consiliare di Sbic a rompere il silenzio. “La gestione della controllata è una catastrofe. Gerosolimo e i suoi non hanno iniziato la loro avventura avendo in mente delle posizioni politiche, ma solo L’occupazione di posti e le assunzioni clientelari. E adesso ci restano i buchi di bilancio e nessuna politica sui rifiuti e sul resto. Questo è il definitivo fallimento di quella ipotesi di quattro anni fa. Di quando insomma, Gerosolimo e i suoi, hanno inventato un aggregato civico che era solo potere e nessuna idea chiara di amministrazione”- interviene Sbic senza usare mezzi termini. Secca la replica dell’amministratore unico, Vincenzo Margiotta, secondo il quale Cogesa è un’azienda sana. “Cogesa è sana e continuerà a produrre ricavi e lavoro, dire che è stata svuotata non è corretto” sostiene Margiotta- “ritengo che una società che oggi genera ricavi per 18 milioni di euro ed avrà ricavi per 20 milioni non può avere un capitale sociale di 120.000 euro. Se i soci non vogliono o non possono investire su Cogesa – scrive in una nota -, come farebbe un qualunque investitore, potrebbero decidere di aprire le porte ad altri soci pubblici ed in ultima ipotesi anche privati”. “Tra gli errori da me commessi c’è sicuramente quello di aver reso importante a livello regionale Cogesa e soprattutto trasparente (tutti sanno tutto, a volte anche ciò che io non so) – conclude l’amministratore, dimenticando forse che il bilancio non è stato approvato entro i termini di scadenza perché mancavano le carte agli organi di controllo -. Oggi è un’azienda che solo a nominarla crea attenzione, ed è comprensibile che di questa attenzione ne benefici anche il sindaco di Pescocostanzo citandola come cattivo esempio di gestione”. Una cosa è certa. Ieri il controllo analogo avrebbe potuto dare un indirizzo o arrivare a una decisione. Ma chi lo ha presieduto, seri motivi personali a parte, ha ritenuto di dover aspettare ancora.

Andrea D’Aurelio

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