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SULMONA – “Le famiglie devono far fare sport ai figli ma devono anche educarli ad essere più autonomi per trovare una regola di vita nella quotidianità”. Era questo uno dei messaggi che Fernando Ranalli, simbolo del ciclismo, lanciava in una nostra intervista del 27 giugno 2016 che è stata rispolverata in queste ore dopo la tragica morte avvenuta nella notte tra giovedì e venerdì in ospedale, a seguito dello schianto sulla statale 17 a bordo dello scooter. In quella occasione Ranalli si è raccontato a tutto tondo, dalla sua passione per il ciclismo alle varie competizioni che ha organizzato. Tutte le “tappe” della sua vita che diventano ora una sorta di testamento per quanti hanno collaborato con lui in questi anni. Metteva passione, precisione, amore e curava tutto con dovizia di particolari. Chiamava e richiamava per non lasciare nulla al caso ed era una garanzia per tutto il mondo dello sport e del ciclismo. Se è vero che ognuno vive nel cuore di chi resta, noi vogliamo ricordarlo con questa intervista d’archivio. Perché la morte non può cancellare i valori che ha coltivato e lasciato. (a.d’.a.)

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