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SULMONA – Due anni e mezzo di reclusione più il pagamento delle spese processuali. È questa la pena inflitta dal giudice monocratico del Tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio, ad un imprenditore friulano, Y.M. di 54 anni, finito sotto processo con l’accusa di calunnia e falsa testimonianza. I fatti risalgono al biennio 2016-2018. Nello specifico, stando all’imputazione, l’uomo nel corso del processo penale a carico di un suo ex operaio, avrebbe affermato falsamente di aver subito, nel dicembre 2015, un furto relativo alle attrezzature e materiale per l’edilizia e di averle ritrovate successivamente a Pratola Peligna grazie all’intervento della Polizia Stradale, pur essendo consapevole che il materiale rinvenuto era di proprietà del suo ex sottoposto che, nel frattempo, da Forlì si era trasferito in Valle Peligna. Inoltre, sempre secondo l’accusa, il 54 enne avrebbe accusato falsamente l’allora operaio della sua impresa, con querela di febbraio 2016, di ricettazione nei confronti del quale veniva aperto procedimento penale conclusosi con l’assoluzione perchè il fatto non sussiste. Gli atti a quel punto sono tornati al Pm che ha chiesto e ottenuto il processo per l’imprenditore, condannato l’altro giorno dal giudice Pinacchio alla pena di due anni e sei mesi di reclusione. Una sentenza che ha colto di sorpresa l’avvocato difensore, Alessandro Tucci, secondo il quale manca l’elemento fondante della calunnia poichè il suo assistito aveva presentato si una denuncia ma nel novembre 2015 a Forlì dove faceva riferimento allo smarrimento del mezzo aziendale e delle attrezzature di proprietà dell’ex operaio, circostanza che ha riferito anche nel processo a carico di quest’ultimo. Per questo la sentenza sarà appellata.

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