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OFENA – “Sono passati più di dieci anni, da quando il Cospa Abruzzo fece la prima segnalazione, per quanto riguarda l’accaparramento degli usi civici e dei prati pascoli di alta montagna, ma nulla è stato fatto”. Lo afferma il responsabile del Cospa, Dino Rossi, che ha presentato un esposto alla Questura dell’Aquila e alla Prefettura per riaccendere i riflettori sul fenomeno della Mafia dei Pascoli. “Le aziende agricole storiche”, prosegue l’allevatore ofenese, “si sono ritrovate senza l’assegnazione dei pascoli montani dove hanno pascolato i loro armenti prima dei tempi di Gabriele D’Annunzio. Per non perdere i finanziamenti comunitari, utili alla sopravvivenza delle aziende vere, queste si sono dovute appoggiare a quelle società fantasma, le quali avevano requisito tutto il territorio nazionale. Una cosa è strana: se le aziende storiche erano in possesso di titoli e di territorio a loro collegati, tutto d’un tratto saltano fuori tanti titoli Agea in più, tanto da generare aziende fantasma e mancanza di territorio? Forse l’esubero dei titoli Agea in surplus sono stati generati dalle 300.000 mucche vissute sulla carta 83 anni servite a riempire la quota latte nazionale che con la riforma PAC si è trasformata in titoli. Un fenomeno dove tutti hanno taciuto, anche le più importanti associazioni di categoria nonostante gli allevatori quelli veri, strillavano cercando aiuto squarcia gola”. Per Rossi “se la procura dell’Aquila e la Prefettura, avessero dato seguito a quello evidenziato da 10 anni a questa parte, tutte queste truffe locali e nazionali non ci sarebbero state, i titoli sarebbero stati ripartiti equamente alle aziende storiche e le aziende agricole oggi godevano di ottima salute, non ci rimane che sperare in qualche miracolo”. Un fenomeno che ora torna ad essere monitorato. Sul territorio ne aveva parlato negli ultimi anni la consigliera, Teresa Nannarone. Intanto un nuovo filone d’indagine si è aperto recentemente e fa capo ai Carabinieri Forestali di Roma che stanno esperendo accertamenti anche in zona. I primi controlli sono scattati in Valle Subequana con la verifica della documentazione in capo ad alcuni imprenditori e aziende.

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