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SULMONA –  “Una storia infinita che ha sfiancato  le stesse autorità giudiziarie e che presenta una realtà ben diversa,  dettagliata e completa”.  Lo sfogo a Onda Tg arriva dalla sulmonese rinviata a giudizio per minacce, insieme al padre, che dovrà comparire davanti al giudice del Tribunale di Sulmona il prossimo 19 gennaio. Le minacce sarebbero indirizzate verso l’ex coniuge, costituitosi parte civile. La versione dei fatti rilasciata dalla donna smonta il castello indiziario e mira a ridimensionare le accuse. Dopo il rinvio a giudizio disposto dal Gup del Tribunale di Sulmona e la diffusione della notizia, la donna non avrebbe retto al clamore, tanto da richiedere le cure del pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona. Da qui la tesi difensiva.

“La lunga battaglia legale”- racconta la sulmonese- “è iniziata nel 2016 e sin dalla fase presidenziale, in accoglimento dei provvedimenti urgenti e temporanei, veniva  disposto in favore della sottoscritta  la collocazione dei minori presso la casa coniugale, con affidamento congiunto degli stessi e l’allontanamento del mio ex coniuge (ndr) dalla mia casa coniugale, con obbligo da parte dello stesso di versare un  assegno di mantenimento in favore dei figli. Circostanza questa che stata più volte non rispettata o eseguita in ritardo, nonostante le prove di una sua occupazione. A tutt’oggi, non ho provveduto a sporgere denuncia stante il mancato versamento del mantenimento dei ragazzi da mesi, sebbene il mio ex marito abbia lavorato e nonostante la sentenza definitiva di separazione che oltre a  confermare, in mio favore, tutte le mie richieste, obbliga il mio ex marito a versare il mantenimento ai figli oltre la metà delle spese straordinarie per i medesimi. Tale mio silenzio dimostra la mia comprovata illusione nel confidare nel buon senso del mio ex consorte a collaborare e a versare il prima possibile tutto l’arretrato. Nota, peraltro, è la sua abitudine di fare la guerra a discapito dei figli e dei loro sentimenti. Persino dopo l’ordinanza presidenziale ha preferito ricorrere alla Corte di Appello di L’Aquila, per alludere ad una presunta inidoneità materna, del tutto fuori luogo e vergognosa, tanto da essere del tutto esclusa dalla stessa Corte di Appello che ha confermato la piena idoneità materna ed il collocamento dei minori. La sua ‘vendetta’ non ha trovato ostacoli, neppure il disagio  dei figli l’ha fermato. Ancora oggi, in ogni procedimento civile e penale possibile, dinanzi ad ogni autorità, deposita le stesse numerose audio-registrazioni, anche quando non pertinenti, a dimostrazione che si è sempre preoccupato di procurarsi delle prove anzichè trascorrere il tempo a coltivare e accrescere il suo rapporto con i figli, ai quali, non fa altro che parlare male della madre oltre che dei nonni e degli zii, come è stato confermato in sede giudiziale. Accusa la mia famiglia e soprattutto mio padre di essere la causa della nostra rottura familiare, dietro la quale si nascondono solo litigi dovuti esclusivamente alle sue mancanze di rispetto ed incomprensioni, sul cui tenore preferisco soprassedere in attesa dell’esito delle varie cause, per rispetto del mio stesso difensore che mi ha sempre raccomandato il più assoluto riserbo.  Non si arrende davanti a nulla, non si ferma, come farebbe chiunque vesta, almeno per un momento, i panni dei propri figli, con le loro emozioni, considerazioni, esigenze e paure e umane  fragilità, neppure quando le  sentenze  gli danno torto. E’ un continuo straziare i nostri animi, quasi per vendicarsi del disastro familiare, in realtà, dipeso solo dai suoi comportamenti. Non ha perso tempo, infatti, ad appellare la sentenza di separazione e la sentenza di condanna resa nel settembre del 2019 in favore di mio padre, dove è stato condannato per calunnia per avere accusato, ingiustamente, mio padre di averlo minacciato, pur sapendolo innocente. Tutt’ora pendenti sono questi giudizi in appello. Non si è mai preoccupato delle conseguenze del voler trascinare la sottoscritta, i suoi figli e l’intera mia famiglia nel vortice del suo egoismo.  Quasi a voler trascinare con se tutti per non aver ricevuto mai alcuna soddisfazione. Casualmente, non ha avuto altrettanto interesse a rendere noto, come è stato fatto pochi giorni fa con me, il suo rinvio a giudizio per maltrattamenti in famiglia dell’aprile del 2019, procedimento tutt’ora pendente  in fase di dibattimento”.

Quella della donna è uno sfogo a tutto campo che abbiamo raccolto per non venir meno alla pluralità dell’informazione e alla correttezza che contraddistingue il nostro operato.

Andrea D’Aurelio

 

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