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SULMONA – Fa discutere, con un velo di sana ironia, l’ordinanza sindacale che ha ripristinato in città l’uso obbligatorio della mascherina, diramata dopo l’esplosione dei contagi dovuta all’incontrollabile focolaio tra giovanissimi. Le traverse di corso Ovidio sono state infatti tagliate fuori dal provvedimento, calibrato ad hoc sulle zone  a rischio assembramento, come ha spiegato il sindaco della città, Annamaria Casini. Il caso emblematico riguarda via Pantaleo, la traversa di Corso Ovidio che interseca piazza dell’Annunziata, in pieno perimetro di movida, se così si può definire. Accade quindi che, in quella zona, nel giro di 25 centimetri l’obbligo insiste e decade. “Non è discutibile il provvedimento che è stato adottato ma la mascherina a fasi e zone alterne che non risolve il problema. Perché questa famigerata movida non si manifesta solo nel raggio di 60 metri. L’ordinanza, così come strutturata, non ha alcuna valenza”- fa notare Alfredo Pagliari, titolare di una delle attività che insiste nel “quartiere della movida”. Il tratto che interseca via Pantaleo con piazza Annunziata è collocato a pochi centimetri dalla sua attività e quel vicolo è per forza di cose frequentato dal popolo del sabato sera. Con un “siparietto” che rende l’idea della situazione, Pagliaro ci scherza su ma neanche tanto. L’ordinanza dispone l’obbligatorietà dell’uso della mascherina dal lunedì al giovedì dalle 18 all’ una del giorno seguente e dalle 18 del venerdì all’una del lunedì in  Corso Ovidio, dalla intersezione con Piazza Tresca fino a Porta Napoli, Villa Comunale di viale Roosevelt, Piazza Tresca, Piazza SS. Annunziata, Piazza XX Settembre, Piazza del Carmine, Piazza Garibaldi.  L’obbligo non riguarda le varie traverse del corso tra cui via degli Agghiacciati, via Aragona, via Paolina, via De Nino e via Pantaleo, per rimanere in zona Annunziata. Il caso sui generis riguarda proprio il vicolo in questione che abbraccia ben quattro attività. E’ evidente che, in caso di assembramento, la disposizione ministeriale impone comunque l’uso della mascherina come pure molto è relegato alla consapevolezza e alla responsabilità personale. Ma questa particolarità non poteva di certo sfuggire  all’uomo, al commerciante e al giornalista di strada.

Andrea D’Aurelio

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