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SULMONA – Una legge di bilancio che accresce le disuguaglianze, aumenta la precarietà e premia gli evasori. La RSA Fiom Cgil dello stabilimento Magneti Marelli di Sulmona ha indetto uno sciopero per il prossimo 15 dicembre, distribuito in tre turni di lavoro. Una protesta che il sindacato ha voluto pianificare poiché, a suo dire, la legge di bilancio non garantisce pari diritti e non fa altro che alzare l’asticella della precarietà. Intanto lo stabilimento della Magneti Marelli si appresta a spegnere le sue cinquanta candeline. Il mezzo secolo di produzione sarà celebrato la prossima domenica 11 dicembre alle ore 17, 30 alla presenza dei vertici dell’azienda e delle istituzioni. Lo stabilimento ha al suo attivo circa 500 dipendenti. Il contesto produttivo appare tutt’altro che roseo secondo gli addetti ai lavori per effetto dello scenario di guerra e del post emergenza. Lo stabilimento di Sulmona dovrà essere pronto a cogliere opportunità produttive per aumentare il parco clienti nell’eventualità della ripresa del mercato dell’auto. Aperto nel 1972 sotto l’impulso dei contributi alle imprese elargiti dall’allora Cassa del Mezzogiorno, lo stabilimento Magneti Marelli diventa in poco tempo il più grande del territorio. Nei momenti di massima espansione raggiunge picchi di duemila operai. Negli anni ’90 lo stabilimento rientra nella branca Sistemi Sospensioni, che fa capo sempre allo stesso gruppo di proprietà della Fiat. Il nuovo corso è partito nel sito sulmonese il 20 aprile del 2010, con la firma dell’accordo separato (con la Fiom rimasta fuori) per la Nuova Panda: il contratto ha riguardato 96 operai impegnati su bracci e traverse (basi del motore) per 1300 auto al giorno. Poi arriva il primo agosto del 2014 la fusione con Chrysler e la nascita di Fca). Negli ultimi sono arrivati i nuovi turni, saliti da 15 a 18 e a luglio del 2016 il modello Sulmona, con i sabati e le domeniche lavorative, ma non consecutive. Investimenti sulle linee produttive ci sono stati nel 2010 con 8,5 milioni di euro e nel 2015 con altri 10 milioni. Si arriva quindi alle più recenti grandi manovre in riferimento alla cessione e acquisizione. Per il futuro tante sono le domande e più esigue le risposte. Un ruolo centrale dovrebbe recitarlo la politica, finora presente solo nelle campagne elettorali. Eppure la tenuta dello stabilimento ha a che fare con il tessuto sociale, economico ed occupazionale della vallata.

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