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SULMONA. Sale il conto dei negozi sfitti in città. Attualmente ne sono cento e di questi, almeno il 40 per cento, restano collocati all’interno del centro storico. A darne notizia è il quotidiano Il Centro, spiegando che il comune, di fronte ad un report tutt’altro che roseo, tenta di invertire la rotta. Per il vice sindaco ed assessore comunale al centro storico, Sergio Berardi, la parola chiave è concertazione. “Ci hanno chiesto una ricetta per affrontare questa problematica annosa. Noi al momento non abbiamo una ricetta ma vogliamo costruire insieme gli ingredienti. Per questo la prossima settimana convocheremo i commercianti e i titolari delle attività, per affrontare questo ed altri argomenti”- annuncia Berardi- “incontreremo anche i proprietari dei negozi dell’area sud, quella che va da piazza del Carmine a Porta Napoli, la più abbandonata. Il nostro impegno non è solo quello di far tornare a vivere i negozi sfitti ma anche attrarre nuovi investimenti e riportare servizi ed uffici in centro storico”. Al riguardo, sul tavolo del comune, c’è una proposta che è stata presentata nelle scorse settimane dalla Saca, la società che gestisce il servizio idrico. L’obiettivo è quello di utilizzare Palazzo Manara, ovvero i locali dell’ex centro celestiniano, per ospitare alcuni uffici e servizi della Saca in modo tale da riportare movimento in centro. Proposta fattibile per i tecnici, che hanno effettuato un sopralluogo sul posto, ma al momento tutto è ancora da definire. Nei prossimi giorni saranno effettuati nuovi controlli contro chi l’abbandono dei negozi vuoti, soprattutto in centro storico. Intanto, in alcuni periodi dell’anno, sarà riproposta l’iniziativa già sperimentata negli ultimi tempi, di abbellire le vetrine con gigantografie delle manifestazioni rappresentative della città, come la Pasqua e la Giostra Cavalleresca. A chiedere interventi incisivi al comune erano stati, nei giorni scorsi, Pietro Leonarduzzi ed Angelo Pellegrino di Confesercenti, secondo i quali, “i negozi sfitti vanno visti come una risorsa come avviene in altre realtà: come produzione museale o come vetrina per i produttori locali”.

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