banner
banner

“Non chiamatela guerra civile”. Barone costretto alla fuga dal Congo

È tornato per ragioni di sicurezza il docente dell’Università dell’Aquila, originario di Bussi sul Tirino, Francesco Barone, presidente dell’associazione umanitaria “Help senza confini” che opera nel Paese africano sull’orlo della guerra civile. “Sono stato costretto a rientrare perché i rischi dovuti al conflitto si stanno intensificando”, ha dichiarato Barone. “Questa non è più una semplice guerra civile, ma un conflitto che coinvolge le forze militari della repubblica democratica del Congo e il gruppo ribelle M23. L’acquisizione illecita di risorse preziose come oro, cobalto e diamanti sta alimentando un ciclo di violenza senza fine, causando la perdita di milioni di vite umane”.

Barone ha avuto l’opportunità di assistere direttamente alla sofferenza di migliaia di persone, molte delle quali sono rifugiate in campi profughi in condizioni estreme. La situazione è urgente e richiede un intervento immediato per porre fine a questa tragedia umanitaria. “È essenziale intervenire rapidamente per porre fine a questo disastro”, ha affermato Barone. “Le vite di milioni di persone sono in pericolo a causa di questo conflitto. Abbiamo il dovere morale e umanitario di agire e di proteggere coloro che sono più vulnerabili”. L’associazione “Help Senza Confini”, guidata da Barone, è impegnata a fornire assistenza umanitaria alle comunità colpite dalla guerra civile, lavorando per garantire l’accesso ai servizi essenziali come cibo, acqua potabile, cure mediche e alloggio sicuro. Tuttavia, il lavoro di aiuto non può fermarsi qui. “Oltre all’assistenza immediata, è fondamentale affrontare le cause profonde del conflitto”, ha sottolineato Barone. “La lotta per il controllo delle risorse naturali è uno dei principali motori di questa guerra. È necessario un impegno coordinato a livello internazionale per promuovere la pace, la stabilità e lo sviluppo sostenibile in questa regione”.

Lascia un commento